Giovedì sera il Venezuela è praticamente rimasto al buio con Caracas e 15 dei 23 Stati privi di energia elettrica. Un "blackout" nazionale è stato definito dagli stessi media locali.

Secondo il ministro dell'Elettricità Luis Motta, pur non dando spiegazioni in merito, il problema è stato causato da un sabotaggio alla diga idroelettrica di Guri, spina dorsale del sistema di erogazione di energia di tutto il Venezuela.

Una tesi ripresa sia dal presidente Nicolás Maduro che dalla vicepresidente Delcy Rodriguez che ha dichiarato che scuole e attività lavorative questo venerdì rimarranno chiuse per facilitare la normalizzazione nell'erogazione di energia elettrica.

In una dichiarazione televisiva, il vicepresidente Rodriguez ha accusato il senatore repubblicano degli stati Uniti Marco Rubio di essere il responsabile del sabotaggio al sistema elettrico nazionale, con l'intenzione di lasciare il popolo venezuelano senza corrente per diversi giorni.


Quello che la Rodriguez non ha detto è che tale sabotaggio, ammesso che sia vero, è stato tentato alla vigilia della nuova manifestazione annunciata per sabato da Juan Guaidó con l'intento, se non di dare la spallata definitiva al Governo Maduro, almeno di proseguire nell'opera di destabilizzazione, supportata dagli Stati Uniti che continuano con la politica di inasprimento delle sanzioni.

Sulla situazione in Venezuela si è espressa anche la Cina che invita gli altri Paesi a non interferire in quelli che vengono definiti problemi di politica interna da risolvere con un dialogo pacifico tra l'attuale Governo e l'opposizione, al fine di garantire stabilità e sicurezza ai venezuelani.

Inoltre, la Cina invita a rispettare la sovranità e l'indipendenza dei paesi latinoamericani, ricordando che ingerenze e sanzioni non fanno che aggravare le situazioni di tensione, causando un ritorno alla "legge della giungla".