Ieri è morto a Roma, nell'ospedale Fatebenefratelli dell'isola Tiberina dove era ricoverato da alcune settimane, Paolo Poli, uno degli ultimi grandi attori del teatro italiano del novecento.
Nato a Firenze il 23 maggio del 1929, Paolo Poli ha trascorso la sua carriera soprattutto in teatro, con delle parentesi in televisione che risalgono principalmente agli anni sessanta, se si eccettua un piccolo risarcimento a questa assenza in parte compensato da una serie di puntate monografiche, andate in onda lo scorso anno su Rai 3, dove tra ricordi e aneddoti ha ripercorso la sua vita sia privata che artistica.
Paolo Poli era un grande narratore. Era capace di raccontare storie, inframezzandole con citazioni di poesie e canzoni, con garbo, sagacia, ironia, a volte feroce, con un distacco ed un'eleganza che lo facevano sembrare più un attore inglese che italiano.
E nei suoi spettacoli, recitati quasi sempre en travesti, queste sue caratteristiche erano sempre presenti e sottolineate, se non esaltate, in ruoli allo stesso tempo comici, surreali, onorici, grotteschi in cui Poli celebrava il genio di autori come Pascoli, Palazzeschi, Gozzano, Savinio, Fogazzaro...
La sua ultima apparizione sul palco di un teatro, alle cui scene aveva ormai deciso di dare l'addio, risale al 7 gennaio di quest'anno in occasione della riapertura, a Firenze, del Teatro Niccolini, dopo vent'anni dalla sua chiusura. Nell'occasione, Paolo Poli ripercorse la sua carriera con l'aiuto di foto e filmati, intervistato dalla giornalista Valentina Grazzini.
C'è da scommettere che l'unico rammarico della sua vita sia stato di non aver saputo in anticipo che sarebbe morto in un venerdì santo, perché, sicuramente, ci avrebbe fatto su uno spettacolo e noi ci saremmo, come al solito, divertiti moltissimo.
Foto: I, Sailko