Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, oggi ha minacciato l'Iran di pesanti rappresaglie sul proprio territorio nel caso in cui Teheran risponda all'attacco terroristico con cui Israele ha raso al suolo l'edificio consolare dell'ambasciata iraniana a Damasco, assassinando dei membri del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica.
Da un punto di vista logico, però, non è comprensibile perché Israele debba assassinare chiunque ritenga un proprio nemico, mentre chi abbia subito un attentato, come Stato, debba invece accettarlo come evento dovuto e persino scontato.
E sempre in base a questa logica, non è comprensibile la base su cui un altro membro del gabinetto di guerra israeliano, in questo caso Benny Gantz, chieda agli altri Stati della regione di esercitare una pressione politica e diplomatica su Hamas, in modo che il movimento accetti la proposta di cessate il fuoco di cui si sono fatti promotori gli Stati Uniti e rilasci tutti i prigionieri israeliani... mentre, nello stesso istante, l'IDF ammazza a Gaza tre figli e tre nipoti di Ismail Haniyeh, capo dell'ufficio politico di Hamas: Hazem Haniyeh insieme alla figlia Amal, Amir Haniyeh con i figli Khaled e Razan, e Muhammad Haniyeh.
I sei membri della famiglia sono stati assassinati nei pressi della costa nel nord di Gaza, tramite un bombardamento che ha preso di mira il loro veicolo. A novembre dello scorso anno, l'IDF uccise altri parenti di Haniyeh: prima una nipote, Roaa Hammam, e poi un nipote, Jamal Muhammad Haniyeh, insieme a sua figlia.
L'ufficio stampa di Hamas ha confermato le uccisioni, effettuate tramite un attacco portato da caccia israeliani contro un "veicolo civile" durante il primo giorno dell'Eid al-Fitr, festività che segue il Ramadan. Nelle ultime 24 ore sono stati uccisi 125 i palestinesi solo a Gaza.
Di queste morti, ha concluso la nota, "riteniamo responsabili l’amministrazione statunitense, la comunità internazionale e l’occupazione israeliana"."Attraverso il sangue dei martiri e il dolore dei feriti, creiamo speranza, creiamo il futuro, creiamo indipendenza e libertà per il nostro popolo e la nostra nazione", ha commentato l'uccisione dei suoi cari il leader di Hamas.
Ad Al Jazeera, Haniyeh ha detto che i suoi figli erano in visita ai parenti nel campo profughi di Shati per l'Eid al-Fitr, quando sono stati attaccati.
Il capo di Hamas ha denunciato la brutalità di Israele, ma ha sottolineato che i leader palestinesi non si tireranno indietro se le loro famiglie e le loro case verranno prese di mira.
"Non c'è dubbio che questo nemico criminale è guidato dallo spirito di vendetta e dallo spirito di omicidio e di spargimento di sangue, e non osserva alcuno standard o alcuna norma", ha detto Haniyeh, aggiungendo che 60 suoi parenti sono stati uccisi dall'inizio della guerra.
Il leader di Hamas ha dichiarato che l'attacco alla sua famiglia è la prova del “fallimento” di Israele, aggiungendo che ciò non influenzerà la posizione del gruppo nei colloqui in corso per il cessate il fuoco.
"Se pensano che prendere di mira i miei figli al culmine di questi colloqui prima che venga presentata la risposta del movimento [di Hamas] porterà Hamas a cambiare le sue posizioni, si sbagliano", ha detto Haniyeh, riferendosi a Israele. "Il sangue dei miei figli non ha più valore del sangue dei figli del popolo palestinese… Tutti i martiri della Palestina sono miei figli".
Crediti imagine: Ma'an news