La cultura è l'unico modo per cambiare il mondo, anche se alcuni pensano diversamente. Non la violenza, non la prepotenza o le stupidate, ma la cultura. Ecco perché l'istruzione è un potente strumento per cambiare il destino di intere popolazioni.

Università in rete per la pace nel Mediterraneo, è il titolo di un articolo di Romano Prodi pubblicato nel 2022 su IlMessaggero.

Sono indubbie le doti di Romano Prodi, politico ma soprattutto professore, che ha avanzato una proposta, fino ad ora quasi ignorata. 

Il Mediterraneo è ormai diventato un ambiente ostile, dominato da infinite tensioni politiche e dal dramma delle migrazioni che condizionano la politica interna di ogni paese, esclusivamente concentrata a decidere quanto alte debbano essere le barriere e quali le misure di contenimento nei confronti degli emigranti – così inizia il messaggio che il Professore bolognese vuole consegnare alle nuove generazioni.

Romano Prodi, nel suo articolo fa un’attenta analisi del Mediterraneo come crocevia fra inferno e paradiso. Sì, perché il Mediterraneo non è solo morte, ma può diventare opportunità, condivisione.

Infatti, in epoche passate, il Mediterraneo è stato il crocevia di culture e civiltà millenarie, che contaminandosi fra loro hanno dato vita a grandi tradizioni culturali. Basti pensare alla Magna Grecia, ma anche all'Impero Romano e ai traffici non solo di merci. La Grecia, in particolare ha consegnato alla storia e a noi europei, filosofi come Socrate e Aristotele e non solo. 

Grazie alla Grecia abbiamo conosciuto la matematica, la Medicina, il teatro, le olimpiadi. 

Il pensiero di Prodi

Penso quindi che lo strumento adatto per iniziare questa nuova era nel Mediterraneo sia dare vita a venti-trenta “Università Mediterranee”, cioè università miste, paritarie ed eguali operanti nella stessa misura e con gli stessi strumenti nella costa del Nord e nella costa del Sud del mare. La scuola è una grande opportunità per il futuro, perché costruisce cittadini consapevoli, dalle cui scelte dipenderanno le sorti del mondo. 

Non filiali delle nostre università, ma università ciascuna con un campus a Sud e uno a Nord. Solo per fare un esempio: una sede condivisa a Bari e Tobruk, a Napoli e Tunisi, a Atene e Cairo, a Barcellona e Rabat e così via. Una grande rete di università che coinvolga direttamente, da parte europea, Italia, Francia, Spagna, Grecia, Portogallo, Malta, Cipro e i Paesi dell’Adriatico. Legata ad una rete altrettanto significativa di Paesi del Sud.

In paesi come la Russia, la Cina, l’Iran, l’India ed altri si ammazzano esseri umani, perché le loro idee fanno paura. Sono proprio le idee che cambieranno il mondo; è necessario creare una cultura condivisa.

Romano Prodi continua –

Quando, nello spazio di dieci-quindici anni, più di cinquecentomila ragazzi avranno studiato e vissuto insieme, la pace e lo sviluppo del Mediterraneo saranno un obiettivo concretamente raggiungibile.

Circa vent'anni fa, Romano Prodi portò lo stesso progetto in Commissione Europea, che però fu accolto con indifferenza. 

Perché il progetto abbia efficacia, deve essere evidentemente gestito e finanziato a livello europeo, ma l’interesse maggiore, e quindi l’iniziativa politica, non può che essere italiana. Non solo siamo l’unico grande Paese al centro del Mediterraneo, ma è sempre più evidente che il futuro del Mezzogiorno dipende dalla realtà che abbiamo al di là del mare. Se, di fronte al nostro Mezzogiorno, continueranno a esservi Paesi con economie fondate solo sulle fonti di energia e sul turismo, perderemmo importanti occasioni di sviluppo per tutte le nostre regioni meridionali.
Un gran numero di sindaci di entrambe le sponde del Mediterraneo, radunati in un recente convegno a Firenze, ha accolto con condiviso entusiasmo questa proposta, auspicando che essa si possa presto trasformare in progetto.