Negli ultimi anni, il panorama dell’informazione ha subito una trasformazione radicale. Secondo i dati diffusi dall’osservatorio Agcom, per la prima volta Internet ha superato la televisione come principale mezzo di informazione degli italiani. A partire dal 2023 la televisione non è più il principale mezzo di informazione per gli italiani, ma viene superata da internet: un italiano su due utilizza la rete per informarsi e la tendenza appare confermata anche nel 2024. Ma quali sono le implicazioni di questo cambiamento? Ne parliamo con il dottor Gregorio Scribano, esperto di tecnologia dell’informazione e opinionista per diverse testate giornalistiche.
Dottor Scribano, i dati Agcom parlano chiaro: la TV ha perso il primato come fonte di informazione per gli italiani, superata da Internet. Ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale?
“Assolutamente sì. Il sorpasso di Internet sulla televisione come principale fonte di informazione rappresenta un punto di svolta nel modo in cui le persone si informano. La rete offre una vastità di contenuti e un accesso immediato alle notizie, permettendo agli utenti di scegliere tra una pluralità di fonti. Questo è un processo che era già in corso da tempo, ma il calo del 21% nell’uso della TV rispetto al 2019 evidenzia una tendenza ormai consolidata.”
Tuttavia, i media tradizionali continuano a essere considerati più affidabili rispetto ai social. Circa il 30% degli italiani ha scarsa fiducia nelle notizie provenienti dai social media. Come si spiega questa diffidenza?
“La diffidenza nasce dalla qualità e dalla verifica delle informazioni. I media tradizionali, come TV, radio e carta stampata, hanno redazioni strutturate, giornalisti professionisti e un codice deontologico da seguire. I social media, invece, permettono a chiunque di pubblicare contenuti senza un controllo preventivo. Questo comporta la diffusione di fake news e informazioni distorte, che inevitabilmente minano la fiducia degli utenti. Inoltre, il fenomeno degli algoritmi, che mostrano contenuti in base alle preferenze individuali, rischia di creare bolle informative, esponendo gli utenti a notizie parziali o fuorvianti.”
Quindi possiamo dire che i social hanno un grande impatto sulla diffusione delle notizie, ma non sulla loro credibilità?
“Esattamente. I dati mostrano che il 50,5% degli utenti social viene a conoscenza delle notizie prima su queste piattaforme che attraverso altri canali. Questo significa che i social sono uno strumento potente di diffusione dell’informazione. Tuttavia, l’affidabilità rimane un problema: solo una piccola percentuale della popolazione considera attendibili le notizie fornite da influencer o blogger, mentre il servizio pubblico televisivo continua a essere percepito come la fonte più affidabile. La rapidità della rete è un’arma a doppio taglio: consente un’informazione istantanea, ma spesso a scapito dell’accuratezza.”
Un dato interessante riguarda il fattore generazionale. I giovani tra i 14 e i 24 anni mostrano minore fiducia nei media tradizionali e utilizzano prevalentemente Internet per informarsi. Quali conseguenze potrebbe avere questa tendenza?
“Questo dato ci dice che il consumo dell’informazione sta cambiando non solo in termini di mezzi, ma anche di modalità. I giovani sono abituati a contenuti brevi, immediati, spesso sotto forma di video, e tendono a informarsi attraverso un solo canale, in questo caso Internet. Il problema è che questa modalità rischia di impoverire la profondità dell’informazione e di favorire il consumo di contenuti superficiali. D’altro canto, le generazioni più anziane continuano a preferire i media tradizionali, dove la verifica delle fonti è più rigorosa. Il divario generazionale nell’accesso all’informazione potrebbe creare problemi nella costruzione di un dibattito pubblico condiviso.”
Un altro dato rilevante riguarda la propensione degli italiani a pagare per le notizie. Solo il 6,6% ha un abbonamento digitale a un quotidiano, e poco più del 14% pensa di sottoscriverne uno in futuro. Questo significa che l’informazione di qualità è destinata a perdere valore?
“È un rischio concreto. La gratuità dell’informazione online ha portato molti utenti a dare per scontato che le notizie siano un bene accessibile senza costi. Tuttavia, dietro a un giornalismo di qualità c’è un lavoro approfondito, che ha bisogno di finanziamenti per essere sostenibile. Il fatto che solo una piccola parte degli italiani sia disposta a pagare per l’informazione è un segnale d’allarme: se il modello pubblicitario non sarà sufficiente a garantire la sostenibilità economica delle testate giornalistiche, rischiamo un progressivo declino dell’informazione professionale.”
Dottor Scribano, in conclusione, quale sarà secondo lei il futuro dell’informazione in Italia?
“Penso che assisteremo ad una crescente integrazione tra media tradizionali e digitali. Le testate giornalistiche dovranno adattarsi alle nuove modalità di fruizione dell’informazione, investendo in formati più dinamici e interattivi. Allo stesso tempo, sarà fondamentale promuovere un’educazione ai media, affinché i cittadini possano distinguere le notizie affidabili da quelle false. Il giornalismo non scomparirà, ma dovrà evolversi per rispondere alle nuove esigenze del pubblico.”
Grazie, dottor Scribano, per questa analisi approfondita.
“Grazie a voi. È sempre importante riflettere sul futuro dell’informazione.”