Il vicario episcopale di Genova don Calabrese: «Ecco come fare quando, per il calo dei sacerdoti, non sarà più possibile garantire tutte le domeniche, in tutte le parrocchie la celebrazione della Messa».

Anche Genova come altre diocesi in Italia sta riflettendo su come far fronte al calo di sacerdoti e su quali soluzioni puntare, pastorali e liturgiche. Una di queste è stata preannunciata in un articolo sul settimanale diocesano Il Cittadino dal vicario episcopale per l’annuncio del Vangelo e la missionarietà, don Gianfranco Calabrese, attirando l’attenzione dei media locali con interpretazioni più o meno fuorvianti, che hanno parlato di una "rivoluzione".

«In questi ultimi anni nella vita ecclesiale delle nostre parrocchie – scrive don Calabrese – è emerso e sta emergendo sempre di più il problema delle “Assemblee festive nel Giorno del Signore in assenza del presbitero”. Il diminuire dei sacerdoti, con il conseguente aumento del numero delle comunità affidate ad un solo parroco, fanno sì che diventi sempre più difficile garantire l’Eucaristia festiva in tutte le parrocchie».

Ma «l’Eucaristia, proprio perché è così importante, va celebrata bene, con cura e con calma – rimarca il sacerdote genovese – deve essere partecipata da tutta l’assemblea cristiana, nella diversificazione dei ministeri; e il sacerdote non può trasformarsi in un moltiplicatore di Messe, a scapito della qualità delle celebrazioni e del suo stesso equilibrio psico-fisico personale. Inoltre, il dover “correre” da un luogo all’altro ogni domenica, senza la possibilità di un prima e di un poi necessari per incontrare e relazionarsi con i fedeli, svilisce la Messa stessa, che è il Sacramento della comunione».

L’arcidiocesi ligure, continua don Calabrese, «ultimamente si è mossa attraverso la presenza dei diaconi permanenti a sostenere la vita liturgica di alcune comunità parrocchiali, con la celebrazione della Parola di Dio in assenza del presbitero». Pertanto, «quando non sarà più possibile garantire tutte le domeniche, in tutte le parrocchie la celebrazione della Santa Messa […] si potrà ipotizzare la Liturgia della Parola, purché ci siano i presupposti di partecipazione dei fedeli e di una celebrazione dignitosa, animata da un diacono permanente o da laici, uomini o donne, ministri straordinari dell’Eucaristia, debitamente preparati dall’Ufficio liturgico diocesano».

Questa quindi la proposta dell’arcidiocesi, non una “Messa senza prete all’altare”, come è stato titolato da alcuni, ma una speciale liturgia della Parola. Il che non costituisce certo un inedito.

Spiega don Loris Della Pietra, direttore dell’Istituto di liturgia pastorale “Santa Giustina” di Padova: «Non si tratta di una novità perché queste celebrazioni - non Messa senza prete! - furono già previste nella costituzione liturgica del Vaticano II e, soprattutto, furono regolamentate da un Direttorio della Congregazione per il Culto Divino del 1988. In seguito a questo importante documento molte diocesi si "attrezzarono" riflettendo sulla problematica, offrendo linee teologico-pastorali e schemi celebrativi. In Italia, soprattutto nell'area centro-settentrionale, il fenomeno si registra soprattutto a partire dagli anni 90. Allo stato attuale alcune diocesi (tra le quali Torino, Udine, Vicenza) si sono dotate di sussidi che, accanto agli schemi celebrativi, offrono un inquadramento teologico e pastorale».«Il valore di queste celebrazioni – sottolinea don Della Pietra – è radicato nella centralità del giorno del Signore per la vita dei credenti e trova la sua legittimità nell'impossibilità accertata di avere presbiteri che possano presiedere l'Eucaristia. Al centro della celebrazione c'è la proclamazione della Parola, la stessa che viene proclamata in tutte le chiese secondo il Lezionario, alla quale si aggiunge, se l'Ordinario ne dà facoltà, la distribuzione della comunione eucaristica. In questo modo, anche le comunità sprovviste di un presbitero presidente si radunano per la lode di Dio, l'ascolto della Parola, la preghiera e la partecipazione al Corpo del Signore e vivono così la comunione con tutte le comunità sparse nel mondo».

Ovviamente «i laici non possono tenere l'omelia in quanto si tratta di un compito riservato al ministro ordinato: vescovo, presbitero e diacono». Tuttavia «in questa celebrazioni i laici possono leggere un testo precedentemente preparato con il parroco o con un altro sacerdote».

Per il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati fondato nel 2023 da don Giuseppe Serrone, ci sono già pronti a rientrare in servizio nella Chiesa i preti sposati con regolare percorso di dispensa dal celibato  e matrimonio religioso. Ma forse ancora non è arrivato il momento per la Chiesa Cattolica di richiamarli in servizio nelle parrocchie. Il Sinodo in corso potrebbe aprire una breccia nelle chiusure di Papa Francesco.