Mercoledì 14 agosto Genova ha ricordato quanto accadde un anno fa, alle 11:36, con il crollo del ponte Morandi che si portò via la vita di 43 persone, infliggendo un duro colpo all'immagine e all'economia della città.
Lo ha fatto con una cerimonia che si è svolta in un capannone poco distante da dove è stata eretta la prima pila del nuovo ponte progettato da Renzo Piano. Cerimonia in cui è stata celebrata una messa a suffragio delle vittime a cui hanno partecipato 185 loro familiari insieme alle autorità locali e nazionali.
Oltre al sindaco di Genova e al presidente della Liguria, Giovanni Toti e Marco Bucci, nominati anche commissari all'emergenza e alla ricostruzione, erano presenti il presidente della Repubblica Mattarella, il capo del Governo Conte, i due vicepremier in rotta Di Maio e Salvini e molti dei ministri dell'oramai quasi ex Governo del cambiamento.
Era presente anche una delegazione di Atlantia, con il presidente Fabio Cerchiai e l'amministratore delegato Giovanni Castellucci, che però ha lasciato la cerimonia a seguito dell'invito, pare, di Giuseppe Conte, sollecitato a tal proposito da alcuni dei parenti delle vittime. Autostrade per l'Italia (società di Atlantia) ed il suo a.d. Giovanni Castellucci sono indagati dalla procura di Genova, a seguito del crollo del ponte Morandi, per omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, disastro e attentato alla sicurezza dei trasporti.
Per il presidente Mattarella, in un messaggio inviato al quotidiano di Genova Secolo XIX, «il nuovo ponte sarà in grado di ricucire, anzi, per usare un termine caro a Piano, di "rammendare" la ferita inferta dal crollo, riconnettendo una città spezzata, non solo materialmente, in due.
Rammendare non significa cancellare. Il nuovo ponte ricorderà per sempre quelle vittime innocenti, sepolte dalle macerie di una tragedia, causata dall'uomo, che si poteva e doveva evitare. Nulla può estinguere il dolore di chi ha perso un familiare o un amico a causa dell'incuria, dell'omesso controllo, della colpevole superficialità, della brama di profitto».
Complimentandosi per l'avvio dei lavori del nuovo ponte, Mattarella ha poi aggiunto che «la presenza, oggi, delle più alte istituzioni a Genova ha il significato di testimoniare unanime sostegno, non solo a parole, a una città e alla tenacia e al coraggio dei suoi abitanti, che hanno diritto alla rinascita economica e sociale attraverso lo sviluppo di una rete di infrastrutture e servizi capace di accompagnarne ed esaltarne lo spirito imprenditoriale.
Anche a Genova, così come in ogni parte del territorio colpito da calamità o da incidenti, si gioca il prestigio della Repubblica e la sua capacità di essere realmente una comunità nazionale».
Anche il Papa si è rivolto ai genovesi dalle pagine del Secolo XIX inviando nel proprio messaggio non solo parole di umana pietà per le vittime ed i loro familiari, ma anche di invito affinché «le vicende della vita non spezzino i legami che tessono la vostra comunità, cancellino la memoria di ciò che ha reso così importante e significativa la sua storia.
Io, sempre, quando penso a Genova penso al porto. Penso al luogo da dove partì mio padre. Penso alla quotidiana fatica, alla caparbia volontà e alle speranze dei genovesi».
E richiamandosi alle parole del Papa, il cardinale Bagnasco, nella sua omelia, ha detto che «nonostante gli interventi giunti, le difficoltà sono state pesanti, ma su tutto ha aleggiato la speranza, il credere in un futuro non lontano, e che oggi cominciamo a vedere. ...
La demolizione del rimanente troncone del ponte è stato come il definitivo distacco da un pezzo di storia, ma la Città è protesa al futuro, un futuro che, con onestà e determinazione, dobbiamo guardare insieme.
Lo stare insieme, lo sperare e lavorare insieme, insieme camminare e guardare al bene non individuale ma comune non è solo una regola d'oro per la Città e un modo per onorare i defunti, ma è anche la garanzia di una presenza più grande, di un Amore che ci abbraccia, e tutti conforta e rafforza: è la presenza e l'amore di Dio, l'invisibile, il più reale di tutto ciò che vediamo».