Fischi al Regio durante il minuto di silenzio in memoria di Berlusconi. Ieri, alla prima di Madama Butterfly, durante il momento di commemorazione per il leader di Forza Italia, metà della sala ha deciso di rimanere seduta. Sempre dal pubblico sono partiti alcuni fischi e alcune si alzate alcune voci in segno di contestazione.Non è l'unico episodio polemico avvenuto ieri relativo alla scomparsa di Berlusconi. Una donna che lavora nella comunicazione del vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle, infatti, ha postato su Instagram - sul suo profilo personale - una storia in cui definisce il leader Fi «predatore sessuale, misogino, omofobo ed evasore fiscale con amicizie nella mafia». Il capogruppo azzurro in Regione Piemonte, Paolo Ruzzola, ha commentato l'episodio, dicendosi «scioccato dal messaggio infamante»: «Esistono i limiti di opportunità e decenza per le persone che ricoprono ruoli legati alle istituzioni. Ci vuole maturità, senso dello Stato e della misura, quando si frequentano le aule consiliari o gli enti pubblici».Pure lo scorso lunedì in Consiglio comunale c'erano stati attriti, quando la consigliera di Sinistra ecologista Sara Diena ha disertato il minuto di silenzio, spiegando così il suo gesto: «Non si è trattato di una presa di posizione personale, ma politica sapendo di rappresentare chi ha pagato - e tutt'ora paga - le conseguenze delle sue politiche, a partire dalle donne e dalle generazioni più giovani».
Questo è quanto riporta mercoledì l'edizione locale della Stampa di Torino, perfetta fotografia di come l'Italia consideri chi sia stato Silvio Berlusconi.
Una metà degli italiani si lascia rincretinire dalla retorica della propaganda che, con una narrazione al limite della farsa, vuol dimostrare che l'ex cavaliere sia stato una risorsa per il Paese, un esempio da seguire... sia nella sua attività imprenditoriale, che in quella politica.
L'altra, considerando la pervicacia con cui Berlusconi e i suoi legali hanno evitato di fare chiarezza sull'origine dei suoi beni, sui suoi rapporti diretti (tramite Mangano) e indiretti (tramite Dell'Utri) con la criminalità organizzata persino rifiutandosi di testimoniare in alcuni processi dove non era indagato, sui suoi conflitti d'interessi, sulle leggi ad personam, sul discredito portato sulle cariche istituzionali da lui ricoperte con comportamenti inadeguati (barzellette, cucù, bunga-bunga...), quando gli è possibile, esprime la propria indignazione.
Gli estremisti di destra al governo, anche per tenersi buoni i gruppi parlamentari di Forza Italia, hanno decretato il lutto nazionale, assecondando il teatro televisivo in onda da giorni in cui si vuol far credere che dopo la sua scomparsa si debba celebrare un eroe nazionale, quando Berlusconi ha fatto solo i suoi interessi privati.
Bene, pertanto, che il presidente dei 5 Stelle Conte non partecipi ai funerali di Stato, male, invece, che lo faccia la segretaria dem, Elly Schlein... che non si rende conto del significato politico che la destra assegnerà ai funerali di Stato e, soprattutto, al lutto nazionale: la partecipazione al funerale non è più un atto di umana pietà, ma diventa così un avallo alla carriera pubblica di Berlusconi.
E quando sarà finita la farsa delle celebrazioni, che in tv potrebbe andare avanti ancora per qualche giorno, allora sarà interessante vedere quali saranno le conseguenze politiche della morte dell'ex cavaliere.
Forza Italia è un partito azienda, nato per tutelare gli interessi personali della famiglia Berlusconi dopo che Craxi e il PSI, a seguito di mani pulite, non erano più in grado di farlo. Per questo, Berlusconi non lo ha mai fatto diventare un partito vero. Non lo ha dotato di strutture credibili e di una leadership alternativa che lo potesse sostituire per garantirne la continuità: non poteva rischiare una deriva che lo deviasse dalla "missione" per cui il partito era stato creato.
Quali sono, però, le conseguenze di questo vizio d'origine? Che Forza Italia, il cui simbolo appartiene alla famiglia Berlusconi, ha verso di essa dei debiti per 90 milioni di euro e non sa più quale sia la propria missione politica e, soprattutto, chi la debba indicare. È un problema anche nominare chi debba sostituire Berlusconi, al di là di quali dovranno poi essere le linee guida del partito.
L'altro aspetto è Fininvest, con le sue controllate. Finora le aziende di Berlusconi hanno prosperato grazie allo scudo politico che si era inventato il fondatore. Il debito attuale di 90 milioni è da considerare un investimento per le aziende del gruppo. Ma adesso, senza Berlusconi, tutto si fa più incerto.
Chi garantirà a Piersilvio e a Maria Elvira la tutela degli interessi multimediali e finanziari del gruppo? Tajani? E quanti saranno i parlamentari "azzurri" che nei prossimi mesi, alla chetichella, cercheranno un approdo in altre forze politiche e che, sottobanco, hanno sicuramente già ricevuto offerte di poltrone e candidature da parte di partiti alleati e non desiderosi di assicurarsi nuovi seggi già in questa legislatura? E la stessa maggioranza potrebbe persino diventare traballante, non tanto per mancanza di voti, quanto per attriti interni, senza più Berlusconi a fare da mediatore.
Come è facile capire, la morte dell'ex cavaliere ha creato più di un problema per il governo Meloni, a partire dal fatto che, adesso, non sarà più neppure possibile definire di destra-centro.