Purtroppo siamo alle solite. La politica e il mainstream, invece di affrontare i problemi reali della gente, si perdono in fiumi di inutili parole su questo o quell’altro caso, sia esso giudiziario o meramente ideologico. Il dibattito pubblico si arena su scontri sterili e polemiche che poco o nulla incidono sulla vita quotidiana dei cittadini.
E poi ci si stupisce dell’astensionismo record. Sempre meno persone vanno a votare, disilluse da una classe dirigente più attenta alle guerre di posizione che a proporre soluzioni concrete. La politica, anziché essere strumento di cambiamento, si trasforma sempre più in un’arena di spettacolo e intrattenimento, dove i protagonisti sembrano più preoccupati della propria immagine che del benessere collettivo.
Il caso Almasri è solo l’ultimo esempio di questa deriva. Mentre il dibattito pubblico si infiamma sullo scontro tra politica e magistratura, i veri problemi del paese restano sullo sfondo: il caro vita, la precarietà del lavoro, la crisi energetica, le difficoltà del sistema sanitario e di arrivare non solo a fine mese ma a questo punto alla pensione! Problemi urgenti che necessitano di risposte immediate e concrete, ma che vengono sistematicamente oscurati da polemiche che servono solo ad alimentare le contrapposizioni.
Fino a quando politica e media non la smetteranno di trasformare la realtà in un eterno talk show, fino a quando le nostre classi dirigenti non metteranno al centro del dibattito soluzioni per migliorare il vivere quotidiano dei cittadini, l’Italia continuerà a sprofondare nell’individualismo e nell’apatia. La sfiducia nel sistema non è un caso, ma la conseguenza diretta di un meccanismo che ha smesso di ascoltare le reali esigenze delle persone.
E così, la gente comune si chiude sempre più nel proprio orticello, diffidente verso un sistema che sembra distante anni luce dai problemi reali. La politica ha ancora una chance: tornare a essere utile, concreta, capace di incidere nella vita quotidiana delle persone. Il tempo, però, sta per scadere.