Il celibato è al cuore dell’identità sacerdotale
Con la messa presieduta dall’arcivescovo di Parigi, monsignor Laurent Ulrich, nella chiesa di Santa Maria Maddalena, si è aperto questa mattina nella capitale transalpina l’incontro di oltre 700 fra seminaristi e formatori di Francia. Il tema dei lavori — che si concludono domenica 3 dicembre — è «Fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati» (1 Cor 1, 9). Pubblichiamo di seguito, in una traduzione dal francese, il testo del messaggio che il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha inviato ai partecipanti a nome del Papa.
Ai seminaristi di Francia
Parigi
Sono lieto, cari seminaristi di Francia, di potermi rivolgere a voi in occasione del vostro incontro, e di trasmettervi i calorosi pensieri che Sua Santità Papa Francesco formula per ognuno di voi nella preghiera. Egli rende grazie per la chiamata singolare che il Signore vi ha rivolto, avendovi scelti tra molti altri, amati di un amore privilegiato e preservato; e rende grazie anche per la risposta coraggiosa che desiderate dare a questa chiamata. È di fatto motivo di rendimento di grazie, di speranza e di gioia constatare che molti giovani — e meno giovani — osano ancora, con la generosità e l’audacia della fede, e nonostante i tempi difficili che le nostre Chiese e le nostre società occidentali secolarizzate stanno attraversando, impegnarsi nella sequela del Signore per il suo servizio e per quello dei propri fratelli e sorelle.
È per questo che vi dico: grazie! Grazie perché donate gioia e speranza alla Chiesa in Francia che vi attende e ha bisogno di voi. E ha bisogno di voi affinché siate ciò che il sacerdote deve essere, ciò che è sempre stato e che sarà sempre per volontà divina: partecipe “della autorità con la quale Cristo stesso fa crescere, santifica e governa il proprio corpo " (Presbyterorum ordinis, n. 2); e questo mediante un’ineffabile configurazione a Cristo, Capo della sua Chiesa, che lo pone di fronte al Popolo di Dio — benché egli ne faccia sempre parte — per istruirlo con autorità, guidarlo con sicurezza e trasmettergli efficacemente la grazia attraverso la celebrazione dei sacramenti (cfr. Ibidem. n. 4, 5, 6). Nel momento più alto, fonte e apice della vita della Chiesa e della sua vita personale, il sacerdote celebra la messa dove, rendendo presente il sacrificio di Cristo, si offre in unione con Lui sull’altare e vi depone l’offerta di tutto il Popolo di Dio e di ogni fedele.
Vi invito, cari seminaristi, a radicare bene nella vostra anima queste verità fondamentali che saranno alla base della vostra vita e della vostra stessa identità. E al cuore di questa identità, configurata al Signore Gesù, si trova il celibato. Il sacerdote è celibe — e vuole esserlo — semplicemente perché Gesù lo era. L’esigenza del celibato non è anzitutto teologica, ma mistica: «chi può capire, capisca!» (Mt 19, 12). Si sentono molte cose sui sacerdoti oggi, la figura sacerdotale viene molto spesso distorta in alcuni ambienti, relativizzata, talvolta considerata subalterna. Non spaventatevi troppo: nessuno ha il potere di cambiare la natura del sacerdozio e nessuno la cambierà mai, anche se le modalità del suo esercizio devono necessariamente tener conto delle evoluzioni della società attuale e della situazione di grave crisi vocazionale che stiamo vivendo.
E una di queste evoluzioni societali, relativamente nuova in Francia, è che l’istituzione ecclesiale, e con essa la figura del sacerdote, non viene più riconosciuta; ha perso agli occhi della maggior parte della gente ogni prestigio, ogni autorità naturale, e, purtroppo, è addirittura infangata. Non bisogna quindi più contare su di essa per trovare ascolto presso le persone che incontriamo. Perciò, l’unico modo possibile di procedere alla nuova evangelizzazione richiesta da Papa Francesco, affinché ognuno abbia un incontro personale con Cristo (cfr. Evangelii gaudium, Introduzione, iii), è l’adozione di uno stile pastorale di vicinanza, compassione, umiltà, gratuità, pazienza, dolcezza, dono radicale di sé agli altri, semplicità e povertà. Un sacerdote che conosca “l’odore delle pecore” (Messa crismale, 28 marzo 2013) e che cammini con esse, al loro ritmo. È così che il sacerdote toccherà il cuore dei suoi fedeli, conquisterà la loro fiducia e farà loro incontrare Cristo. Tutto ciò non è nuovo, ovviamente; innumerevoli santi sacerdoti hanno adottato questo stile in passato, ma oggi è diventato una necessità per evitare di non essere credibili né ascoltati.
Per vivere questa esigente, e talvolta dura, perfezione sacerdotale, e affrontare le sfide e le tentazioni che incontrerete sulla vostra strada, c’è, cari seminaristi, una sola soluzione: alimentare una relazione personale, forte, viva e autentica con Gesù. Amate Gesù più di ogni altra cosa, che il suo amore vi basti, e uscirete vittoriosi da tutte le crisi, da tutte le difficoltà. Perché se Gesù mi basta, non ho bisogno di grandi consolazioni nel ministero, né di grandi successi pastorali, né di sentirmi al centro di vaste reti relazionali; se Gesù mi basta, non ho bisogno di affetti disordinati, né di notorietà, né di avere grandi responsabilità, né di fare carriera, né di risplendere agli occhi del mondo, né di essere migliore degli altri; se Gesù mi basta, non ho bisogno di grandi beni materiali, né di godere delle seduzioni del mondo, né di sicurezze per il mio futuro. Se, al contrario, soccombo a una di queste tentazioni o debolezze, è perché Gesù non mi basta e io vengo meno all’amore.
Quindi, cari seminaristi, «fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!» (1 Cor 1, 3-9). Abbiate sempre come prima preoccupazione rispondere a questa chiamata e rafforzare la vostra unione con Colui che si degna di fare di voi degli amici (cfr. Gv 15, 15). Egli è fedele e vi renderà felici. E non posso che raccomandarvi, come maestra di vita spirituale, Santa Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo, in questo 150° anniversario della sua nascita, Dottore in scientia amoris di cui avete il privilegio di poter leggere l’ammirevole dottrina nella lingua d’origine. Lei che “respira” costantemente il Nome di Gesù, il suo “unico amore” (cfr. C’est la confiance, n. 8), vi guiderà sulla via della fiducia che vi sosterrà ogni giorno e vi farà restare in piedi sotto lo sguardo del Signore quando vi chiamerà a sé (cfr. Ibidem, n. 3).
Papa Francesco affida alla sua intercessione e alla protezione di Nostra Signora dell’Assunzione, Patrona della Francia, voi e tutti i membri delle vostre comunità di seminari. Vi concede di cuore la Benedizione Apostolica.
Cardinale Pietro Parolin
Segretario di Stato di Sua Santità
(Fonte: https://www.osservatoreromano.va/)