Sabato, in Myanmar ricorreva la celebrazione della 76.esima edizione della Giornata delle forze armate, con cui ogni anno nel Paese si commemora l'inizio della resistenza militare contro l'occupazione giapponese nel 1945.

Nell'occasione, Min Aung Hlaing, il generale a capo del colpo di Stato dello scorso febbraio, ha parlato alla televisione dichiarando che l'attuale compito dell'esercito è quello di salvaguardare la tenuta democratica del Paese, che le manifestazioni di protesta sono pertanto antidemocratiche e che il golpe è da considerarsi diretta conseguenza dell'illegalità messa in atto da parte di San Suu Kyi e del suo partito.


Per i manifestanti, che non hanno mai smesso di protestare contro i militari, questa non era però da considerarsi una giornata di tregua... tutt'altro. Così sono scesi nelle piazze ancor più determinati di sempre nel chiedere la resa della giunta. Altrettanto determinati i militari nel disperdere chi era sceso in strada, aprendo il fuoco indiscriminatamente.

Secondo il sito Myanmar Now il bilancio delle vittime sarebbe di oltre 90 morti. Una carneficina che ha interessato tutto il Paese. Testimoni e fonti diverse hanno riferito della morte di manifestanti a Magway, Mogok, Kyaukpadaung, Mayangone. Sono stati segnalati morti anche nelle strade di Mandalay.

In una dichiarazione ad un forum online, il dottor Sasa, portavoce del CRPH, un gruppo anti-giunta costituito da alcuni parlamentari deposti. ha detto che oggi  "oggi è un giorno di vergogna per le forze armate".