Nel De Trinitate, dove sant’Agostino insiste con belle parole sul significato dell'esempio di Cristo, sottolinea che Dio con l'incarnazione e la morte del suo Figlio ha voluto “convincere gli uomini della grandezza del suo amore misericordioso e dello stato in cui eravamo quando ci ha amati (quantum nos dilexerit Deus et quales dilexerit). Di quella grandezza perché non disperassimo, sant‘Agostino insiste parimenti sull'efficacia del sacrificio di Cristo per espiare i peccati e riconciliare gli uomini a Dio. Anzi, qualifica questo sacrificio con tre aggettivi superlativi: verissimo, liberissimo, perfettissimo. Possiamo notare che fu verissimo, perché Cristo con la sua morte, l'unico sacrificio assolutamente vero offerto per noi, tutto ciò che c'era in noi di colpevole e che dava il diritto ai principati e alle potestà di costringerci ad espiare con i supplizi, egli ha pulito, abolito, estinto. Osserviamo che fu liberissimo, perché Cristo non lo ha offerto contro la sua volontà, ma perché lo ha voluto, quando lo ha voluto, come lo ha voluto. Egli fu perfettissimo, perché in ogni sacrificio sono quattro gli aspetti da considerare (a chi si offre, da chi si offre, che cosa si offre, per chi si offre), tutti e quattro convengono nel medesimo unico e vero Mediatore che ci riconcilia con Dio per mezzo del suo sacrificio di pace, rimanendo egli tutt'uno con Dio a cui si offriva, facendo tutt'uno in sé coloro per i quali si offriva, tutt'uno essendo lui che offriva con ciò che offriva.

          Nel De Trinitate  Agostino spiega in modo più approfondito il termine dell’incarnazione, infatti, scrisse: «se mi si domanda come si realizzò l’Incarnazione, dico che il Verbo di Dio si è fatto la carne, cioè uomo, senza essere tuttavia convertito e trasformato in ciò che si è fatto esattamente in tal modo che in lui si trova non solo il Verbo di Dio a causa della natura divina, e uomo a causa della natura umana».[1]

Se dunque tanto il Figlio quanto lo Spirito Santo sono inviati là dov’erano, bisogna domandarsi di che genere sia tale missione del Figlio e dello Spirito Santo? Teniamo presente che solo del Padre non si dice in alcun luogo della Scrittura che sia stato mandato. Del Figlio così scrive san Paolo: «Ma quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò suo Figlio, formato da donna, formato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge» (Gal 4,4-5). Notiamo che l’Apostolo delle genti dice: “ha mandato il suo Figlio, formato da donna”. Quale cattolico ignora che con questa parola “donna” l’Apostolo non ha voluto indicare la perdita della verginità ma, secondo il modo di esprimersi ebraico, la differenza di sesso? Secondo sant’Agostino, dicendo: Dio ha mandato il Figlio suo formato da donna, san Paolo dimostra a sufficienza che la missione del Figlio è precisamente la nascita da donna. Dunque, Gesù in quanto nato da Dio era in questo mondo, in quanto invece è nato da Maria, è venuto come mandato dal Padre in questo mondo. Tuttavia però, non ha potuto essere mandato dal Padre senza lo Spirito Santo, non solo perché il Padre quando lo mandò, ossia quando lo formò dal seno della donna, non lo formò affatto senza il concorso del suo Spirito, ma anche perché nel Vangelo, alla domanda della vergine Maria: Come avverrà questo? si trovano in risposta le seguenti parole assolutamente chiare ed evidenti: Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenze dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra, e Matteo dice: Si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo. Ma presso il profeta Isaia è proprio Cristo che si intende affermare della sua futura venuta: Ed ora il Signore Dio mi ha mandato, lui e il suo Spirito.

Indubbiamente Agostino riconosce un valore rivelato e veritativo alle azioni di Cristo, a cominciare dall’Incarnazione, fino alla morte, risurrezione, ascensione al cielo. Il concetto di missione ha avuto un notevole sviluppo nel pensiero di Agostino, documentabile nel passaggio dal secondo al quarto libro del De Trinitate.[2]

 Infine, tutti i fatti compiuti nel corso del tempo in senso alle cose che hanno avuto la loro origine ed hanno avuto il loro termine, per costituire la nostra fede cristiana cattolica, dalla quale siano purificati per contemplare la verità, costituiscono o delle testimonianze di questa missione del Figlio di Dio, Gesù e il Salvatore dell’umanità.[3]

sac. prof.  don Gregorio Lydek - ks. prof. dr Grzegorz Łydek



 
[1] ALLAN FITZGERALD ,  Agostino dizionario enciclopedico, cit.,  p. 828. 
[2] RICCARDO FERRI, Gesù e la Verità – Agostino e Tommaso interpreti del Vangelo di Giovanni, cit.,   p. 94.
[3] De Trinitate, 4,19,25