Sotto la foto di una sconosciuta che  Augusto Minzolini pretende di far passare come quella di Marina Berlusconi, il direttore de il Giornale ha pubblicato la seguente lettera, inviatagli dalla figlia del defunto ex cavaliere:

Caro direttore,ma la guerra dei trent'anni non doveva finire con Silvio Berlusconi? Dopo di lui, il tema giustizia non doveva tornare nei binari della normalità? No, purtroppo non è così. Ha aspettato giusto un mese dalla sua scomparsa, la Procura di Firenze, per riprendere imperterrita la caccia a Berlusconi, con l'accusa più delirante, quella di mafiosità. Mentre nel Paese il conflitto tra magistratura e politica è più vivo e violento che mai.Siamo incastrati in un gioco assurdo, che ci costringe a un eterno ritorno alla casella di partenza. È una sensazione sconfortante, perché sembra che ogni ipotesi di riforma diventi motivo di scontro frontale, a prescindere dai suoi contenuti.Sia ben chiaro, spetta solo a politica e istituzioni, nel rispetto del dettato costituzionale, affrontare problemi gravi come questo. Sento però la necessità di portare una testimonianza, e una denuncia, innanzitutto come figlia: la persecuzione di cui mio padre è stato vittima, e che non ha il pudore di fermarsi nemmeno davanti alla sua scomparsa, credo contenga in sé molte delle patologie e delle aberrazioni da cui la nostra giustizia è afflitta. È una storia che vede una sia pur piccola parte della magistratura trasformarsi in casta intoccabile e soggetto politico, teso solo a infangare gli avversari, veri o presunti. È così che certi pubblici ministeri invertono totalmente il percorso che la ricerca della verità dovrebbe seguire. Partono da un teorema, per quanto strampalato, e a questo adattano la realtà dei fatti, anche stravolgendola, per dimostrare la fondatezza del teorema stesso. Che poi alla fine questo non trovi il minimo riscontro importa poco. Perché nel frattempo gli organi di informazione amici avranno diligentemente pubblicato le carte dell'accusa, anche quelle in teoria segrete, facendo di tutto per presentarne le ipotesi come fossero verità assolute. L'avviso di garanzia serve così solo a garantire che l'indagato venga subito messo alla gogna: seguiranno le canoniche intercettazioni, anche le più lontane dal tema dell'inchiesta. Ma tutto serve a costruire la condanna mediatica, quella che sta loro davvero a cuore, prima ancora che il teorema dell'accusa venga vagliato da un giudice terzo. Un meccanismo diabolico, questa tenaglia pm-giornalisti complici, che rovina la vita ai diretti interessati ma anche condiziona, e nel caso di mio padre si è visto quanto, la vita democratica del Paese, avvelena il clima, calpesta i più sacri principi costituzionali. Eppure, e lo dico con tutta l'amarezza di cui sono capace, è un meccanismo diabolicamente efficace. Una condanna a un «fine pena mai» anche senza una prova, anche senza una sentenza, anche dopo la vita stessa.La scomparsa di mio padre non ha mutato nulla. Dopo oltre vent'anni di inchieste, dopo una mezza dozzina di indagini chiuse su richiesta degli stessi pubblici ministeri perché non c'era - non poteva esserci - alcun elemento di prova, e subito riaperte in modo da dilatare strumentalmente qualsiasi termine di scadenza, dopo che i conti della Fininvest sono stati passati per anni al setaccio senza risultato, ci sono ancora pm e giornalisti che insistono nella tesi, assurda, illogica, molto più che infamante, secondo cui mio padre sarebbe il mandante delle stragi mafiose del 1993-94. È qualcosa di talmente enorme che fatico perfino a scriverlo. Ma davvero qualcuno può credere che Silvio Berlusconi abbia ordinato a Cosa Nostra di scatenare morte e distruzione per agevolare la sua discesa in campo del gennaio 1994? Ed è credibile, poi, che abbia costruito una delle principali imprese del Paese utilizzando capitali mafiosi?Io conosco molto bene l'uomo che era mio padre, il suo orrore per ogni forma di violenza, la sua profonda considerazione per ogni singola persona, nessuno sa meglio di me come la capacità di amare e il desiderio di essere amato fossero l'essenza stessa della sua vita. Ma se qualcuno non si accontenta del buon senso o di quel che sostiene una figlia, mi spieghi perché, dopo oltre un quarto di secolo in cui decine di pm hanno dedicato le loro giornate a mio padre, non è emerso nulla, nulla di nulla. Invece, non basterebbe una pagina di questo giornale, caro direttore, per elencare le leggi contro la criminalità organizzata varate dai governi Berlusconi. Contro Cosa Nostra nessun altro esecutivo ha mai fatto tanto. Ma tutto questo non basta. La lettera scarlatta giudiziaria che marchia l'avversario resta indelebile, gli sopravvive. E il nuovo obiettivo è chiaro: la damnatio memoriae.No, purtroppo la guerra dei trent'anni non è finita con Silvio Berlusconi. E non riguarda di certo soltanto lui. Perché un Paese in cui la giustizia non funziona è un Paese che non può funzionare. Non m'illudo che, dopo tanti guasti, una riforma basti a restituirci alla piena civiltà giuridica. Ma penso, e spero, che chi ha davvero il senso dello Stato debba fare qualche passo importante. Non dobbiamo, non possiamo rassegnarci. Abbiamo diritto a una giustizia che, come si legge nelle aule di tribunale, sia «uguale per tutti». Per tutti, senza che siano certe Procure a decidere chi sì e chi no.

Cos'è che ha mandato su tutte le furie Marina Berlusconi?

Lo scorso 12 luglio l'abitazione di Marcello Dell'Utri è stata perquisita su mandato dei procuratori aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli e del pm Lorenzo Gestri, in un'indagine che vede coinvolto l'ex senatore e braccio destro di Silvio Berlusconi come mandante esterno" delle stragi del 1993 e del 1994, secondo l'ipotesi di accusa della Procura di Firenze. Al centro dell'inchiesta ci sono i rapporti tra Berlusconi e Dell'Utri, il cui ruolo da protagonista nella nascita di Forza Italia è innegabile.

Che cosa gli italiani possano o non possano credere, in relazione a quanto si chiede nella lettera Marina Berlusconi, poco importa. Ancora da chiarire, nella vicenda imprenditoriale e politica di suo padre, ci sono sicuramente molte cose. 

I finanziamenti ricevuti dalla Mafia? Ci sono testimonianze che lo sostengono. I soldi per fondare l'impero immobiliare e televisivo? La loro origine rimane un mistero, con la matrioska di società a cui fa riferimento Fininvest. I rapporti di Berlusconi con la mafia? Ha ospitato un mafioso in casa sua per mesi ed il suo braccio destro (Dell'Utri) è stato condannato per concorso esterno. A questo si potrebbero aggiungere le altre numerose inchieste di cui Silvio Berlusconi è stato protagonista, ecc. Naturalmente, in assenza di sentenze definitive non si può asserire alcunché... ma se si è certi che Berlusconi con la mafia e i soldi della mafia non abbia nulla a che fare, perché allora tale levata di scudi? Se Marina Berlusconi è certa che suo padre sia estraneo alle vicende su cui indagano i magistrati (vicende realmente accadute e non frutto di ipotesi), perché il solito piagnisteo sulla magistratura?

Non la pensa così Raffaela Paita, una dei nuovi factotum del renzismo che, per conto del padrone di Italia Viva, ha dichiarato:

"Oggi Il Giornale pubblica una lettera di Marina Berlusconi sulla giustizia: è la lettera della figlia ma anche della cittadina, dell’imprenditrice che denuncia lo stato patologico della giustizia in Italia e quel rapporto inquinato che c’è fra certe procure e certa stampa. Credo ci sia voluto tanto coraggio a scrivere una lettera così forte e al tempo stesso intima. La ringrazio perché è una testimonianza che vale più di tante nostre parole.Ha ragione Marina, quando dice che la guerra dei 30 anni non è ancora finita. Ha ancora ragione quando parla di damnatio memoriae da parte della procura di Firenze.È il momento di riformare davvero la giustizia. Senza timidezze. Italia Viva andrà avanti, ci assumeremo la piena responsabilità e ci metteremo il coraggio che ad altri sembra mancare. Non accetteremo mai riformicchie".

E  figuriamoci poi se sulla vicenda non poteva esprimersi Forza Italia, che alla famiglia Berlusconi deve ancora quasi un centinaio di milioni... di euro. Questa la dichiarazione di Paolo Barelli, capogruppo alla Camera:

"Forza Italia è sempre stata dalla parte giusta, il rispetto della legalità e la lotta, a più livelli, al crimine organizzato sono nel suo DNA. Il nostro presidente e fondatore, Silvio Berlusconi, è stato un convinto propulsore della lotta a tutte le mafie con le leggi ad hoc che ha portato avanti nel corso dei suoi governi. Siamo a fianco di sua figlia Marina Berlusconi e assieme a lei esigiamo rispetto per la figura di suo padre, per la sua storia, per la verità.Condanniamo senza riserva i comportamenti scorretti, strumentali, menzogneri, non degni della politica, che, anche dopo la scomparsa, qualcuno insinua per cercare di lesionare quel patrimonio di valori garantisti, liberali, moderati, riformisti che, nel segno dell'Europa e dell'atlantismo, solo Forza Italia detiene e che chi ci denigra non avrà mai".

Pertanto, se tutti costoro sono stra-certi di tutto quanto sostengono, perché allora adirarsi per un'inchiesta che cerca di fare chiarezza su un periodo (uno dei tanti, a dire il vero) della storia d'Italia, ancora tutto da chiarire?