Nel discorso post elezioni, Bolsonaro non ha detto di riconoscere la vittoria di Lula, in compenso ha accettato di non ostacolare il passaggio dei poteri alla prossima amministrazione guidata da Lula.

I suoi sostenitori, estremisti di destra supportati dalle fake news e dalle chiese evangeliche (spesso collegate alle chiese evangeliche statunitensi) che mescolano fede e politica per combattere un supposto comunismo in nome di Dio, hanno invaso molte delle arterie principali del Paese, insieme ai camionisti, una delle categorie presenti in Brasile tra le più fedeli all'ex presidente Bolsonaro.

Ad un certo punto i manifestanti si sono anche radunati all'esterno delle caserme, chiedendo all'esercito di scendere in campo, perché il risultato del voto al ballottaggio di domenica sarebbe strato truccato... ormai un classico per la feccia sovranista che sta contaminando gran parte della vita democratica di molti Paesi in tutto il mondo.

Per fortuna, con il passare delle ore, il numero delle proteste è iniziato a calare anche dopo che Bolsonaro ha chiesto ai suoi sostenitori di porre termine ai blocchi stradali, che giovedì erano diminuiti di circa la metà rispetto ai 126 registrati in precedenza dalla Polizia Stradale Federale. Giovedì mattina l'accesso al porto di Paranagua, uno dei più importanti per le esportazioni di grano del Brasile, non era più bloccato.

Bolsonaro ha dato mandato al suo capo di gabinetto Ciro Nogueira di avviare il processo di transizione con i rappresentanti di Lula, coordinati dal vicepresidente eletto Geraldo Alckmin, che in queste ore incontrerà anche il capo della Corte dei conti federale Bruno Dantas e il senatore Marcelo Castro, responsabile della legge di bilancio 2023 alla Camera alta del Congresso.