Roma 1983: 54 ragazze di età compresa tra i 15 e i 16 anni scomparvero nel nulla, di cui 34 non faranno mai più ritorno a casa, tra queste anche Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi.
Dichiarazione di Padre Amorth
Padre Gabriele Amorth il 22 maggio 2012, in un’intervista a La Stampa con il vaticanista Giacomo Galeazzi rilascia una inquietante dichiarazione.
«Quando avvenne la scomparsa di Emanuela Orlandi, non so perché, ma sin da subito dentro di me ho avuto l'impressione che fosse stata rapita per un fatto di natura sessuale.
Ricordo un’intervista a Monsignor Simeone Duca, archivista del Vaticano, in cui dichiarava che era abitudine organizzare dei festini, anche all’interno di ambasciate straniere presso la Santa Sede, e che tra i coinvolti vi era anche un gendarme vaticano.
Quanto a Emanuela Orlandi, credo che dopo essere stata sfruttata, sia stata uccisa e fatta sparire, in modo da non lasciare tracce.
Quando la città di Roma fu tappezzata di manifesti con la sua foto, pensai tra me e me:
"Poveretti, mi fanno compassione i familiari… ma Emanuela è già morta. È già morta."»
Mons. Simeone Duca
La dichiarazione di Padre Amorth nasce da una intervista tratta dal libro “Emanuela nelle braccia dell’Islam?” di Anna Maria Turi. La giornalista riporta infatti di un incontro del 2003 in cui Mons. Simeone Duca le disse: “Si organizzavano festini, anche in un’ambasciata straniera presso la Santa Sede, con coinvolgimento di un gendarme vaticano. Le ragazze volevano divertirsi e guadagnare qualcosa. Emanuela, dopo essere stata sfruttata, è stata fatta sparire e uccisa”.
A febbraio del 2008: la lettera anonima a Maria Orlandi, mamma di Emanuela
«La sera del 22 giugno Enrico (De Pedis, ndr) mi chiama e mi chiede di andare con la mia auto in via Cavour a caricare un ospite. Lo avrei riconosciuto perché indossava una camicia gialla e aveva con sé un grosso borsone. La destinazione era Sant’Apollinare. Era mezzanotte e ci aprì personalmente Monsignore (ndr. Vergari). Entrammo in una specie di studio o sacrestia e dalla porta vidi per terra una ragazza molto giovane. Sembrava morta. L’uomo con la camicia gialla mi disse di accostare l’auto all’entrata con il bagagliaio aperto. Poco dopo arrivò con la giovane avvolta in una coperta e la depose nel bagagliaio. Sentii Monsignore che diceva: Mi raccomando, in un luogo consacrato.
L’uomo con la camicia gialla - si fece accompagnare a Ponte Milvio, poi mi disse di andare a casa e di aspettare una chiamata di Enrico, che infatti mi chiamò verso le tre. Andai a prenderlo sulla via Cristoforo Colombo e ci dirigemmo verso il cimitero di Prima Porta. A 50 metri dal cancello mi fece scendere, disse di aspettare, salì al posto di guida e lampeggiò. Il cancello fu aperto da un uomo anziano. Enrico entrò. Uscì dopo 30 minuti e io ripresi la guida. Infine, mi consegnò una busta con dieci milioni e io gli dissi “accidenti come pagano bene i preti”, ma Enrico mi rispose che i soldi erano suoi. E aggiunse: “io invece dormirò coi cardinali e i santi”. Emanuela riposa a Prima Porta ma non so come e dove è stata sepolta».
Il Cardinale Silvio Oddi
Il cardinale Silvio Oddi, prefetto della Congregazione per il Clero fino al 1986 e figura vicina a Paolo VI con lunga esperienza diplomatica vaticana.
Oddi riferì alcune informazioni alla giornalista Anna Maria Turi nel corso di un colloquio riservato nel 1993, poi riportato pubblicamente in un’intervista pubblicata su Il Tempo e successivamente nel suo libro "Emanuela, nelle braccia dell’Islam?"
Dichiarò nel 1993 che Emanuela Orlandi fu vista rientrare in Vaticano la sera stessa della sua scomparsa, passando per Porta Sant’Anna, riconosciuta da due guardie svizzere di servizio. Secondo quanto riferì, Emanuela rimase all’interno per un breve tempo e poi uscì nuovamente salendo su un’automobile che la attendeva poco lontano, in una posizione defilata ma comunque visibile dalla porta. Oddi sottolineò che l’uomo alla guida del veicolo evitò di farsi riconoscere ma doveva essere una persona ben nota negli ambienti vaticani, lasciando intendere un coinvolgimento interno e un livello di protezione alto.
Rivelò inoltre che le due guardie svizzere protagoniste dell’avvistamento furono rimosse o fatte "sparire", nel senso che non furono mai più interrogate né rintracciabili, suggerendo l’esistenza di un ordine superiore volto a impedire che le loro testimonianze emergessero.
La domanda a questo punto non è “chi ha rapito Emanuela” ma chi l’ha uccisa.
Se per assurdo pensassimo che la ragazza venne coinvolta in qualche festino e che uomini imprecisati, forse uno in particolare, sotto l’effetto di stupefacenti o alcool, per qualche gesto inconsulto la uccise, vorremo sapere chi frequentava queste nefandezze.
Inoltre, in un momento di concitazione, sembra quasi “normale” chiamare la malavita (De Pedis) e chiedere di far sparire un corpo. Non è quindi da sottovalutare la lettera anonima arrivata nel 2008 e nemmeno le dichiarazioni di Amorth e di Simeone Duca.
Va invece inquadrata meglio la dichiarazione del Cardinale Oddi, che vede una entrata e una successiva uscita di Emanuela da Porta Sant’Anna.
Sembrerebbe un tranello messo in atto per portare a casa la ragazza (con l’inganno) e poi tramortirla per portarla in una destinazione imprecisata.
Si spiegano in questo modo i depistaggi effettuati dai telefonisti Pierluigi e Mario che indirizzarono subito verso l’allontanamento volontario, una presa di tempo in attesa di sviluppi.
È altresì comprensibile l’avvento successivo del telefonista detto l’Americano, colui che condurrà gli inquirenti verso la pista internazionale per effettuare un ennesimo depistaggio.
In realtà, sul cadavere di una ragazza vaticana, si potevano condurre dei veri e propri ricatti nei confronti della Santa Sede e quindi, il miglior modo, era quello di rendere pubblica la vicenda anche alle autorità italiane con la scusa della liberazione di Ali Agca.
Un delitto a Km 0 come anche anticipato dal sen. Morassut in una recente intervista.
Un delitto che viene coperto per non gettare discredito alle connessioni curiali con la politica e l’immane giro di denaro che coinvolgeva la malavita italiana ad ogni livello.