“Se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento, della Magistratura e della Corte Costituzionale.”

È una frase di Piero Calamandrei, oggi attuale più di allora. Nel DEF presentato il 6 aprile 2022 si diminuisce la spesa per l’istruzione e si aumenta quella per gli armamenti. Mi viene da dire che si investe sull’ignoranza armata. Il taglio che emerge è dello 0,5 percentuale che in valore assoluto rappresenta un quarto della spesa in meno sulla scuola.

Neanche la “malfamata” Riforma Gelmini riuscì in un simile taglio sull’istruzione. La scuola l’ho sempre vista come l’anima dell’essere umano. Serve per dare una coscienza e una opportunità a tutti, al povero e al ricco in egual misura. È stata invece dimenticata dal 2007 ed è ad oggi la spesa pubblica tagliata di più. Se tu non educhi la persona al rispetto, alla tolleranza, alla legalità, alla solidarietà, non puoi pretendere che diventi un buon cittadino.

È una questione di forma mentis che la scuola dovrebbe avere l’obbligo morale di insegnare. Non investendo nella scuola si nega di fatto l’uguaglianza, l’opportunità, il merito. Disincentivare gli investimenti nella istruzione vuol dire non puntare sul capitale umano. Un Governo che non investe nella cultura ma nelle armi danneggia moralmente, socialmente ed economicamente il proprio Paese. Gli intellettuali devono avere il coraggio di dirlo e anche a gran voce.

L’Italia è tra i Paesi che spendono meno in istruzione e scuola, peggio di noi fa solo la Grecia. A dirlo sono i dati dell’OCSE che soltanto a leggerli fanno paura. Secondo una recente statistica (cfr. Ipsos)  l’Italia è la prima Nazione europea in cui la percezione del reale è lontana dai fatti. La più ignorante. Un popolo incolto e poco cosciente di ciò che gli accade intorno è facilmente influenzabile e altamente gestibile.

La percezione del reale è perciò strettamente connessa all’istruzione e alla scuola, il cui fine non è certo quello di insegnare semplici formule e nozioni da imparare a memoria. La scarsa considerazione che la nostra classe dirigente, e in particolare questa più recente, riserva all’istruzione, è purtroppo l’esatta rappresentanza dello scarso livello culturale della maggioranza degli eletti in Parlamento.

“Piangi ne hai ben donde Italia mia…”

Vincenzo Musacchio, criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.  È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.