Nella guerra nel nord della Siria, a Ras al-Ain infuriano fin dalla mattina di martedì gli scontri tra le Forze Democratiche della Siria (FDS) e l'esercito turco, con quest'ultimo che cerca di entrare in città utilizzando carri armati e artiglieria. Nel pomeriggio i turchi hanno iniziato sulla città anche un attacco aereo.
Nonostante le dichiarazioni di Erdogan, la Turchia cerca di attaccare Kobane da est.
Anche Manbij è sotto attacco, dopo che i soldati USA hanno lasciato la città. Ad opporsi all'esercito di invasione, oltre alle forze curde anche i militari di Assad.
Secondo quanto comunicato dalle Forze Democratiche della Siria (FDS), negli scontri di lunedì sono rimasti uccisi 103 aggressori, mentre sono 23 i combattenti curdi uccisi e 39 quelli rimasti feriti. Il numero dei profughi fuggiti dalle proprie abitazioni è di 275mila.
Sotto l'aspetto diplomatico, da segnalare lo stop alla vendita di armi alla Turchia da parte di Regno Unito, Spagna e Canada, mentre Francia, Germania, Italia, Norvegia e Olanda - al momento - hanno dichiarato che non accetteranno nuovi ordini.
L'amministrazione Usa ha imposto nuove sanzioni alla Turchia e il Ministro della Difesa Mark Esper pare intenzionato a far sì che la stessa Nato prenda provvedimenti contro Ankara.
Anche la Cina ha chiesto alla Turchia di porre fine al suo attacco al Rojava.
Aleksandr Lavrentiev, inviato del Cremlino per la Siria, ha dichiarato che l'attacco turco è inaccettabile, smentendo un qualsiasi "via libera" ad Erdogan da parte del Cremlino.
Per quanto riguarda i curdi, oltre 70 tra partiti e organizzazioni - compresi KNK, PUK, Gorran, PYD, PJAK, KODAR e Komala - hanno chiesto alla comunità internazionale l'applicazione di una "no-fly zone" estesa a tutto il territorio del Rojava.