Silvio Carrano è un dj producer pugliese conosciuto ormai in mezzo mondo per la qualità delle sue produzioni. Come dj suona dappertutto come Musicaeparole e non solo. Ecco che ci racconta della sua estate 2017.
Raccontaci che sta succedendo a Popfest - People on Pleasure, il super festival di Musicaeparole a Gallipoli?
Come sempre la risposta del pubblico è ottima in termini numerici e i ragazzi vivono con grande entusiasmo i nostri eventi. Ci apprestiamo ad ospitare gli headliner: Deadmau5 (02/08), Axwell (13/08), Ingrosso (09/08) e Marshmello (14/08).
Che sound ti sembra stia funzionando durante quest’estate 2017?
Le poche hit vere in giro non sono dance ma pop e reggaeton, il clubbing fa fatica, stanno tutti cercando un nuovo “faro” sonoro da seguire. Noi dj dobbiamo rimanere fedeli al nostro stile e cercare di innovarlo, la corsa al “su le mani” a tutti i costi produce minestroni inascoltabili.
Come ti vedi tra 15 anni, a livello personale e professionale?
Mi piacerebbe avere una famiglia e conservare il mio spirito da “Peter Pan”. A livello professionale sicuramente continuerò a seguire giovani talenti come sto già facendo con il progetto Total Freedom Recordings. Spero di continuare ad essere parte di Musica E Parole, magari occupandomi dietro le quinte dei nostri eventi. Non c’è età per la passione, ma a 50 anni se non sei un’icona come Albertino, Ralf, Coccoluto, Fatboy Slim è meglio lasciare spazio ai giovani.
Che tecnologia usi in console? Credi che cambi tutto usando cd, vinile o computer?
Uso delle semplici chiavette che sono solo il contenitore della musica, come lo erano i pesanti bauli porta vinili. Chi sta in pista non lo sa se stai usando cdj, giradischi o controller, percepisce solo l’emozione. La qualità della musica non cambia in base allo strumento che la riproduce.
Quali sono i brani pop e/o da ballare (house techno progressive trance edm vedi tu) che ti piacciono di più in questo momento e perché?
Mi piace molto la nuova scena italiana come Levante, The Giornalisti, Brunori Sas, Calcutta. Finalmente sta arrivando un ricambio generazionale. Tra i brani “da ballare” segnalo Kideko – “Dum Dum” e Dave Winnel – “Souljacker”, house felice ma con i muscoli. Mi piace molto Dj Licious – “Ses Salines” ha un’atmosfera balearica pronta a rapirti ma non è semplicissimo da proporre in pista.
Quali sono gli appuntamenti più attesi di PopFest ad agosto 2017?
Come dicevo prima : Deadmau5 (02/08), Axwell (13/08), Ingrosso (09/08) e Marshmello (14/08). Ma gli appuntamenti sono in genere tutti attesi, abbiamo creato una gallery dedicata ai più grandi dj’s del pianeta, ognuno ha il suo stile e i suoi fans.
Che consigli daresti ad un giovane dj?
Vedo tanti ragazzi che stanno sbagliando l’approccio. La musica si fa tra la gente, per la gente. Passare la vita chiuso nella stanzetta a produrre cose di bassa qualità che vengono date in pasto al mercato per la fretta di dire “out now”, nella speranza di avere qualche support non è una buona strategia. Molti sono convinti che saper usare un sequencer e pubblicare delle tracce faccia di loro degli special guest meritevoli di un’agenzia di booking. Scendete dal piedistallo ragazzi, i locali comprano i dj se qualcuno è disposto a pagare il biglietto per vederli. Cercate piuttosto un locale nella vostra zona dove imparerete sul serio a rapportarsi con la pista. Per un’emergente suonare 30 minuti le prime volte è un’occasione, non una punizione.
Gallipoli è ormai l’Ibiza italiana. Perché è successo tutto questo secondo te?
Ci sono quei posti dove scatta la magia, a Gallipoli non ci si annoia mai, sempre in giro, spiagge bellissime e feste da paura ad ogni ora.
C’è davvero crisi nel clubbing? Un po’ di crisi c’è, certo, ma come mai solo ora un dj come Martin Garrix è una super-star?
Martin Garrix è una super-star perché è giovane, bello, bravo e soprattutto ha il manager giusto (lo stesso di Justin Bieber). E’ il full package. La favoletta che girano meno soldi è vera, ma non regge: è che gli utenti finali stanno spendendo meno nel nostro settore perché non offre nulla di imperdibile (se non in pochi casi isolati). Mancano gli indipendenti illuminati come Cecchetto e Bortolotti, capaci di investire sui talenti e di creare strutture per farli crescere. La dance di oggi è troppo autoreferenziale, si guarda di più all’aspetto promozionale che al prodotto. Non sento in giro grandi melodie capaci di emozionare e rimanere con il tempo. Tanti dischi “out now, supported, fuochi d’artificio”. Dopo 2 settimane finita la spinta promozionale, nessuno li ricorda più. Puoi dopare quanto vuoi la comunicazione, ma se un disco ha 300 Shazam, è semplicemente un disco che non piace.
Quali sono secondo te i festival, i club, le label ed i locali più importanti al mondo? E in Italia, quali sono i punti di riferimento, secondo te?
I punti di riferimento sono soggettivi, vedo spazio per la crescita da parte delle realtà italiane ma servono idee e facce nuove. La rivoluzione a fine anni 80 l’hanno fatta i giovani dj, non i Bee Gees o chi li pubblicava 20 anni prima.
Se tu potessi andare in vacanza in questo periodo, dove andresti e perché?
Sono fortunato a vivere facendo ciò che amo, non sento il bisogno di una vera vacanza, ma ogni tanto staccare la spina fa bene. In questo periodo c’è ressa un po’ ovunque, di solito per rigenerarmi ho bisogno di silenzio e tranquillità, spesso frequento i centri benessere.
Un drink perfetto ed un locale in cui berlo?
Tennet’s Stout al Garden di Castellaneta Marina.
Come hai iniziato, come dj e come producer?
Mi sono appassionato alla dance che avevo 9 anni, a 13 ho fatto il mio debutto in discoteca la domenica pomeriggio. Nei primi anni 90 era molto difficile reperire informazioni, incontrare nei negozi di dischi i dj più grandi e riempirli di domande era l’unico modo. Anche procurarsi dischi diversi dai 20 della Deejay Parade, ricordo gli ordini telefonici ai negozi del nord che ti facevano sentire un minuto di preview appunto per telefono e poi ti spedivano il pacco a casa. Mi manca un po’ quella magia, ogni volta che il corriere portava uno dei quei pacchi era come se fosse Natale.
Nel 2002 nonostante fossi’ giovanissimo ero già conosciuto nella mia zona, ero resident in un grosso locale. Fu fatto il mio nome a un fonico che cercava un dj/consulente per le produzioni dance che stava facendo. In quello studio ho imparato i rudimenti del mestiere, poi con un amico musicista abbiamo iniziato a produrre “in casa”, pubblicando il primo disco in vinile sulla gloriosa DBX di Joe T Vannelli.
Logic 5 costantemente in overload, con i primi guadagni un computer più potente, una scheda audio e sempre la stessa voglia che mi accompagna oggi a 20 anni di distanza.
La carriera del dj/produttore è un’altalena tra successi e delusioni, bisogna rimanere se stessi quando becchi il disco giusto e soprattutto quando uno in cui avevi riposto speranze non funziona come avevi immaginato. In questo mestiere vince chi rimane nel tempo, non chi arriva prima.