"Saluto i colleghi di Vox con cui abbiamo condiviso cinque anni di appassionate battaglie politiche tra Bruxelles e Strasburgo. Con alcuni di loro è nato un rapporto di amicizia che va al di là degli aspetti politici. Anche se apparterremo a gruppi parlamentari diversi, sono certo che ci ritroveremo spesso fianco a fianco anche nel corso della prossima legislatura. L'ECR è una forza politica intenzionata a cambiare l'Unione Europea, riportandola alle sue origini: un'alleanza di nazioni che fanno poche cose insieme, ma importanti. Percorreremo questa strada senza indugi e senza limitarci alla mera testimonianza".  Questo è quanto ha dichiarato ieri il copresidente del gruppo dei conservatori al Parlamento europeo, il (post) camerata Nicola Procaccini di Fratelli d'Italia, dopo che Vox ha comunicato l'uscita dal gruppo ECR di cui Meloni è presidente.

La premier italiana che voleva dare la carte a Bruxelles, cercando di includere nel suo gruppo il peggio del peggio dei partiti di destra del continente, è rimasta spiazzata da coloro che credeva alleati e marionette alle sue dipendenza, a partire "dall'amico" Orban, che prima ha lanciato il nuovo gruppo Patrioti per l'Europa, poi ha iniziato a fare campagna acquisti, con l'inclusione dello spagnolo Vox, guidato da Santiago Abascal, e dell'olandese Pvv (Partito per la Libertà) di Geert Wilders, che ha recentemente vinto le elezioni nei Paesi Bassi

Probabilmente, però, i patrioti di Orban non si accontenteranno, mirando ad un ulteriore rafforzamento che potrebbe riguardare addirittura il polacco PiS, una delle due colonne dell'Ecr, oltre al Rassemblement National di Le Pen che, in caso di adesione, si porterebbe a traino i leghisti di Salvini, insieme nel gruppo Id.

Così la premier Giorgia Meloni, da regista della nuova Europa, si ritrova adesso sempre più confinata in un angolo, tanto da dover ricoprire il ruolo di semplice comparsa, insignificante per la riconferma di von der Leyen e per un suo coinvolgimento in una maggioranza Ursula 2.0.