"Tutto per Notre-Dame niente per chi ha bisogno", questo uno dei tanti slogan che urlati o scritti sui cartelli hanno rianimato questo sabato - il 23esimo - la protesta dei gilet gialli che, nelle ultime settimane, stava oramai scemando.

Notre-Dame ha fatto da catalizzatore con la raccolta fondi che in poche ore ha registrato centinaia di milioni di euro da destinare ad un simbolo del Paese, ma che per i gilet gialli non può valere più delle persone, a cui invece la Francia destina poco o niente.

Una valutazione quest'ultima che avrebbe avuto riscontri in alcuni stralci trapelati e pubblicati dai media relativi alle conclusioni del "Grande dibattito" che
Emmanuel Macron avrebbe dovuto comunicare al Paese in un discorso rimandato a causa dell'incendio di Notre-Dame.

Così, nonostante il dispiegamento di forze e i controlli preventivi che hanno portato a decine di arresti, nel primissimo pomeriggio non sono mancati danneggiamenti e scontri per alcune vie di Parigi, con l'area intorno a Notre-Dame interdetta alle manifestazioni.

Le tensioni sono esplose soprattutto sul boulevard Richard Lenoir - uno dei luoghi simbolo delle inchieste di Maigret, dove al 132 Simenon aveva indicato l'appartamento in cui il commissario abitava insieme alla moglie - non lontano dalla Bastiglia, con cassonetti dati alle fiamme, auto danneggiate e lancio di oggetti contro le forze di polizia.

Un'altra manifestazione dei gilet gialli, con una marcia che ha preso il via dalla Basilica di Saint-Denis, si è svolta pacificamente, senza incidenti.

In base ai dati forniti dalle autorità, a metà giornata i gilet gialli scesi in strada a manifestare erano 9.600 in tutta la Francia, di cui circa 7mila solo a Parigi. Una settimana fa, nello stesso periodo, erano stati 7.500 in tutta la nazione e 1.300 nella capitale.