Anche il governo Meloni vuole intestarsi la sua riforma costituzionale, o almeno vuole provarci. Così l'underdog della Garbatella, che si definisce conservatrice ma come dichiarava Steve Bannon in un video (lei presente) è una vera fascista (e come tale giustamente dal suo punto di vista), si è inventata di stravolgere la Costituzione per introdurre un surrogato del duce, un Mussolini annacquato con quello che viene definito "premierato".

La riforma, messa a punto per conto di Giorgia Meloni dalla ministra per le Riforme istituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati, sarà discussa nel Consiglio dei ministri di venerdì 3 novembre.

La riforma modificherà tre articoli della Costituzione: l'88, che riguarda il potere del capo dello Stato di sciogliere le Camere; il 92, sulla nomina del premier; e il 94, sulla mozione di fiducia e sfiducia al governo.

Questo per arrivare all'elezione diretta del presidente del Consiglio che non potrà essere rimosso dal proprio incarico se non con un ritorno alle urne. In tal modo, come chiunque può immaginare, la figura del presidente della Repubblica è praticamente dimezzata e diventerà solo un passacarte buono per stringere mani e partecipare ad eventi e ricorrenze.

 Oltre alla riforma in sé, che lascia molto perplessi, la sua applicazione in un Paese dove non esiste una parvenza di informazione libera e democratica con un editore che addirittura controlla un partito (senza parlare della Rai controllata dalla maggioranza di turno al governo), finirà per essere l'apoteosi dei populisti che, urlando più di quanto già non facciano adesso, prometteranno la qualunque pur di farsi eleggere, promuovendo non tanto ciò che sia utile al Paese, ma ciò che sarà più semplice far credere come utile alla gente pur di prendere qualche voto in più. 

Oltretutto, questa riforma non risolverà il problema principale dell'Italia, la rappresentatività, ed in Parlamento continueranno ad essere eletti dei pagliacci che ripeteranno come pappagalli ciò che le veline del giorno imporranno loro di dire, per poi votare ciò che il capogruppo riterrà più conveniente al momento... insomma, saranno ancor più di adesso dei galoppini del "capo" del partito al comando, sempre obbedienti per avere la riconferma ad un seggio sicuro al mandato successivo. E gli italiani dovrebbero disturbarsi per eleggere in Parlamento non un proprio rappresentante, bensì il galoppino di questo o quel partito. Un galoppino ancor più galoppino di quanto non lo sia adesso.

La riforma Meloni porterà l'Italia non nella Terza Repubblica - come dice lei - ma ancor più nel caos, perché non vi sarà un equilibrio tra i poteri. L'Italia diventerà così come l'Ungheria di Orban. Niente di cui sorprendersi, considerando le origini di Meloni.


Questo il giudizio sulla (contro) riforma da parte dell'attuale presidente dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo:

"In attesa della bozza definitiva di riforma costituzionale, registro che con questa proposta di premierato salta in aria la divisione dei poteri rigorosamente disegnata dai Costituenti. Il ruolo del Presidente della Repubblica si depotenzia strutturalmente davanti a quello di un Premier eletto a suffragio universale e si azzoppano i suoi poteri in merito alla nomina del presidente del Consiglio, oltre che rispetto allo scioglimento delle Camere.Il Parlamento, ridotto a un compito puramente notarile rispetto alle decisioni del Premier e del governo, perde la sua autonomia. Si concentra nelle mani di una persona un potere del tutto squilibrato rispetto al legislativo. Si giunge persino a costituzionalizzare il sistema maggioritario.Una coalizione di maggioranza relativa avrebbe il 55% dei parlamentari azzerando qualsiasi possibilità di rappresentanza reale del Parlamento, ledendo in ultima analisi il principio costituzionale della sovranità popolare. Per di più con la legge elettorale attuale i parlamentari sarebbero scelti dalle segreterie dei partiti e non dagli elettori. L'abrogazione dei Senatori a vita, prevista dall'art. 59 della Costituzione, depotenzia ulteriormente i poteri del Presidente della Repubblica e nega il riconoscimento dovuto per altissimi meriti a singole personalità, in grottesca rotta di collisione con la vuota retorica di questo governo sul merito e sulla nazione. La goffa proposta di un premierato all'italiana nasconde l'inesistenza di questa forma di governo in qualsiasi altro Paese del mondo.  La presentazione di questa riforma oggi è anche un tentativo di distrazione di massa rispetto alle difficoltà in cui si trova il governo sulla sua contestata finanziaria. Ma non nascondiamoci il gravissimo pericolo: la riforma distrugge le basi costituzionali dell'intera impalcatura delle istituzioni democratiche. Assieme alla autonomia differenziata delle Regioni, lo Stato diventa un folle Frankenstein, con un uomo forte al comando di un Paese frantumato e senza più diritti uguali per tuti i cittadini. Ci auguriamo un largo e unitario contrasto a questa devastante proposta e un rilancio dell'idea della centralità del Parlamento e della reale rappresentanza della volontà dei cittadini. Questo è e sarà l'impegno dell'ANPI".