Gli Usa sembrano aver risolto la situazione di crisi con la Corea del Nord, dopo l'annuncio con cui Pyongyang dichiarava la sospensione dei test missilistici e la chiusura del sito in cui finora sono stati effettuati i test nucleari. Soddisfazione dei Paesi dell'area e soddisfazione da parte di Washington per quel "segnale" che dovrebbe confermare l'incontro tra Donald Trump e Kim Jong-un, già nel prossimo mese.

Anche se c'è da capire se la sospensione dei test possa, da parte della Corea del Nord, avere come conseguenza anche la dismissione del proprio arsenale atomico - in fondo, le parole continuano ad avere un loro significato - la diplomazia occidentale ha catalogato tali dichiarazioni come un successo dato per acquisito.

Nel frattempo, chiusa o quasi una crisi, se ne sta aprendo un'altra. Infatti, Trump sembra voler andare avanti nell'imporre nuove sanzioni all'Iran.

Più precisamente, Trump deciderà entro il 12 maggio se ripristinare le sanzioni economiche applicate in precedenza a Teheran, sospese da Obama dopo gli accordi del 2015. Una scelta, quella del presidente Usa che però trova in disaccordo Francia e Germania, con Macron e Merkel che hanno già espresso la loro posizione contraria.

Dopo il patto siglato con gli Stati Uniti e le principali potenze economiche occidentali, Teheran ha accettato di rivedere il proprio programma nucleare. Barack Obama spinse per quell'accordo per cercare di impedire all'Iran di arrivare alla realizzazione di un'arma nucleare. Secondo Trump gli effetti di tale accordo sarebbero però disastrosi.

Il ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, a New York per partecipare ad una riunione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha commentato così la posizione degli Usa: "Quello americano è un messaggio molto pericoloso da inviare ai cittadini iraniani, ma anche al mondo: non fare mai un accordo con gli Stati Uniti, perché alla fine della giornata varrà per loro il principio che ciò che è mio è mio, mentre ciò che è tuo è negoziabile.

Prenderemo una decisione basata sui nostri interessi di sicurezza nazionale - ha aggiunto Zarif - quando sarà il momento. In ogni caso, qualunque sia questa decisione, non sarà comunque gradita agli Stati Uniti."

Quindi, probabilmente chiusa la crisi con la Corea del Nord, quasi sicuramente si prospetta la possibilità che se ne apra una nuova con l'Iran in un contesto, quello mediorientale, che vede Teheran già ai ferri corti con Tel Aviv, che non vuole che l'Iran estenda la propria area di influenza, non solo politica ma anche fisica con insediamenti e basi militari, in Siria.