La sconfitta dei 5 Stelle in Umbria e l'assurda analisi post voto di Di Maio che non si è accorto che il suo movimento sta per scomparire
Questa la spiegazione d Luigi Di Maio per l'ennesimo pessimo dato fatto registrare dal Movimento 5 Stelle nell'ultima tornata elettorale tenutasi domenica scorsa: le regionali in Umbria.
«Quando nel 2013 dicevamo "in parlamento ci alleeremo con chi ci sta sui nostri temi", il MoVimento ha sempre rivendicato il suo ruolo di movimento post ideologico, provando ad oltranza a far capire che non esistono idee di destra o di sinistra, bensì solo idee valide o meno valide. E per me si deve continuare ad oltranza a far passare questo concetto.Siamo la terza via, che va oltre la destra e la sinistra. E questa diversità dobbiamo rimarcarla di più: da sempre rappresenta il nostro punto di forza.In Umbria ci abbiamo provato, quello delle alleanze con altre forze politiche in occasione delle regionali era un tema che ci portavamo avanti da troppi anni. Adesso abbiamo la certezza che non rappresenta la soluzione».Poi Di Maio accenna anche alla possibilità che a determinare il cattivo risultato in Umbria dei 5 Stelle sia stata anche la scarsa chiarezza nel comunicare i contenuti dell'ultima legge di bilancio. E per concludere... «adesso - ha aggiunto - non possiamo che pensare con umiltà al MoVimento 5 Stelle. Abbiamo diverse occasioni per ricominciare con lo spirito giusto. Dobbiamo azzerare tutte le aspettative e ricominciare da zero. A me non interessa la percentuale, a me interessa che quando presentiamo una lista alle comunali o alle regionali, permettiamo a cittadini che combattono battaglie importanti per il loro territorio di entrare nelle istituzioni. Senza sacrificare ciò in cui crediamo».
È chiaro che ogni opinione è la benvenuta all'interno di una discussione, ma è anche chiaro che certe opinioni, se non sono sostenute, anche in minima parte, dalla concretezza dei fatti, finiscono per essere poco o per nulla credibili.
Il tema alleanza non è sufficiente a giustificare il tracollo grillino. Alle elezioni europee e in tutte le amministrative che si sono tenute dalle ultime politiche ad oggi, il Movimento 5 Stelle era alleato con qualche altra formazione politica? No. Ed il fatto di essersi presentato da solo ha permesso al movimento di ottenere dei risultati perlomeno soddisfacenti? In nessuna occasione. In tutti i turni elettorali dopo le politiche 2018 i grillini sono andati sempre male.
Pertanto, giustificare la sconfitta con il fatto che l'alleanza (anche solo dal punto di vista elettorale) con il Pd non sia stata capita dagli italiani non è assolutamente credibile.
Come già spiegato in relazione alla Lega, il M5S è un partito che ha ottenuto voti basando la propria fortuna elettorale sull'esser contro. Questo è il denominatore comune su cui nel 2018 si è basata l'alleanza di governo tra gialli e verdi... non certo sui contenuti, completamente diversi, se non in alcuni casi opposti, delle due forze politiche.
Sia Lega che 5 Stelle, anche al governo, hanno continuato a fare propaganda contro... cercando di scaricare sugli altri le proprie responsabilità. Alla Lega, che si è sempre smarcata da temi scottanti e di difficile soluzione, prevalentemente economici, intestandosi i ministeri meno problematici, il "giochino" è riuscito, ai 5 Stelle no.
E così, anche con il contributo delle frecciate dell'alleato Salvini, i 5 Stelle hanno finito per essere percepiti dagli "elettori contro" come il partito degli incapaci e degli indecisi, diventato improvvisamente casta. Pertanto, gli elettori contro hanno convogliato le loro insoddisfazioni (giuste o sbagliate che fossero) verso l'altro partito contro, non accorgendosi però della totale irresponsabilità con cui la Lega alimentava e continua ad alimentare la sua propaganda.
In quest'ottica, quindi, ciò che Di Maio indica come strada per il futuro, che i 5 Stelle dovranno percorrere per ritornare ad essere votati, non ha alcun senso, come non ha alcun senso ripetere che destra e sinistra non esistono e che il movimento 5 Stelle è oltre tali schemi.
I 5 Stelle si sono "venduti" agli elettori come entità anti-sistema. Nel momento in cui hanno iniziato a governare prendendosi delle responsabilità, sono stati percepiti da chi li aveva votati come trasformati e integrati nel sistema. Il fatto è che chi ha votato i 5 Stelle ed era insoddisfatto della propria situazione, dopo qualche mese ha visto che questa non cambiava e allora ha deciso che la Lega poteva essere il partito contro che li avrebbe potuti aiutarlo. Ultimamente, come partito contro viene percepito anche il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d'Italia.
L'analisi di Di Maio, non prendendo in minima considerazione quanto sopra, almeno nelle dichiarazioni pubbliche, fa pensare ad una mancanza di strategia vera nel riformare l'identità dei 5 Stelle, tanto da metterne a rischio la presenza nel panorama politico italiano. Se i 5 Stelle non cambieranno identità e struttura rispetto al passato sono destinati a scomparire, con i loro elettori che confluiranno in gran parte nei partiti di estrema destra e in piccola parte verso qualche formazione a sinistra del Pd.
Qualcuno a cui interessa la sopravvivenza dei 5 Stelle lo dica a Di Maio oppure contribuisca a trovare qualcuno più capace, in grado di sostituirlo alla guida politica del movimento.