Dal progressivo accanirsi non più contro i 5 Stelle, ma contro Letta, Calenda, Partito Democratico e Azione da parte di Renzi e dei suoi cloni, proporzionalmente sembrano diminuire le possibilità che Italia Viva possa far parte della coalizione di centrosinistra (così viene definita) che si presenterà alle prossime politiche.
Così gli italiani per il momento ancora vivi, Rosato e Bonifazi, spiegano a Calenda che, nell'accordo elettorale concluso ieri con il Pd, ha sbagliato i conti:
"Carlo Calenda, il voto dato a qualsiasi partito della coalizione contribuisce al riparto dei seggi di tutti (art. 83). Il voto dato solo al candidato uninominale viene ripartito tra tutti in proporzione ai voti ottenuti da ciascuna lista nel collegio, sia ad Azione che alla lista di Fratoianni o di Di Maio, per esempio (art. 58). Se la tua lista fa meno del 3% i tuoi voti vanno alle altre liste della coalizione. E’ una coalizione. Con leggi diverse, si vota con coalizioni dal 1994. [ ... ]Se Calenda avesse fatto l’accordo per 40 seggi avrei capito. Non avrei condiviso, ma avrei capito. Il punto è che hanno sbagliato anche i conti, lo vedranno il 26 settembre. Noi coraggiosi e liberi puntiamo al 5%."
E che cosa avrebbe dovuto fare Calenda?
Lo spiega Matteo Renzi in persona:
1. Calenda poteva costruire un polo riformista che puntasse al 10%. Ha preferito trattare una percentuale di posti sicuri con il PD. Non mi stupisco degli accordi sui numeri: so che sono importanti. Ma conosco la legge elettorale e sinceramente non so quanto saranno sicuri quei posti. Ma anche se lo fossero, penso che la politica sia prima di tutto coraggio e libertà. C’era una possibilità storica di mandare il terzo polo in doppia cifra: Calenda ha preferito giocare un’altra partita alleandosi con chi ha votato contro Draghi e con Di Maio. Rispetto questa scelta, ma non la condivido. 2. Letta dice: facciamo un’alleanza contro la destra in nome della collocazione internazionale dell’Italia. Voglio essere chiaro: mentre ieri Letta e Calenda erano in conferenza stampa alla Camera, nell’aula di Montecitorio Nicola Fratoianni votava contro l’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato. Spiace dirlo, spiace davvero: ma l’alleanza di centrosinistra è divisa anche su questo. E Giorgia Meloni – che combatterò in tutta la campagna elettorale a viso aperto – ha votato a favore, mentre gli alleati di Letta hanno votato contro. Prima di parlare di collocazione internazionale, il PD dovrebbe chiarirsi le idee a casa propria. 3. Si dice: ma le alleanze si fanno solo nei collegi, non sul proporzionale. Sveliamo un segreto: non c’è il voto disgiunto. Quindi, che siano plurinominali o uninominali, maggioritari o proporzionali, non cambia nulla. Se sei alleato con Fratoianni e con Di Maio, sei alleato con Fratoianni e Di Maio. Punto. C’è solo un voto. E quando saranno stampate le schede capirete perché mettere insieme i fuggiaschi di Forza Italia con i nostalgici del comunismo non funzionerà. Chi voleva votare Azione, si ritroverà a votare anche per Rifondazione. 4. Ma così si sconfigge la destra, dicono i buonisti. Ma dai! La destra si sconfigge con le idee. E soprattutto, se vogliamo parlare di tattica machiavellica, ho perso la voce nell’ultima settimana a spiegare che l’unica strategia per contenere la vittoria della destra era quella che chiamavo l’operazione Ross Perot (per gli amanti della politica americana: grazie a questa candidatura, Bill Clinton vinse a sorpresa contro Bush padre nel 1992). In sintesi: per prendere i voti dei moderati in uscita da destra bisognava dividere il fronte, lasciando la sinistra a coprire la sinistra e facendo un polo riformista. La tattica politica è un’arte, non si improvvisa su Twitter. La gioiosa macchina da guerra non funziona. Non ha mai funzionato. Non funzionerà. [ ... ]
Si potrebbe continuare... ma qual è il punto? Che, Renzi o non Renzi, quella messa in campo dal Partito Democratico è un'accozzaglia di partiti, ognuna con un'idea diversa di Paese... con quello che vuole finanziare le imprese nella speranza che magnanimamente possano assumere qualche persona e quello che invece vuole finanziare le persone che possano poi avere più reddito per acquistare merci e far crescere il fatturato delle imprese; con quello che parla di transizione ecologica per poi finanziare progetti che producono energia tramite nucleare o fonti fossili e quello che parla di investire subito in economia circolare e produzione di energia green... e quelli elencati sono solo alcuni esempi delle contraddizioni esistenti.
A queste vanno aggiunte le alzate d'ingegno, definiamole così, di coloro che si credono fenomeni che giornalmente, per ricordare a tutti le loro "capacità", finiranno inevitabilmente per ricordare le incredibili contraddizioni di questa assurda alleanza di centrosinistra di cui Enrico Letta si è intestato la regia e che, in un'intervista al Corriere, la descrive in questi termini:
"... L’obiettivo è dare all’Italia un’alternativa rispetto alla vittoria della destra, che veniva considerata ineluttabile. ... Calenda saprà fare da magnete per i voti di centrodestra. Così come noi, con la nostra lista, assieme a Roberto Speranza, avremo un grande successo nell’elettorato di sinistra e di centrosinistra. Ripeto: il traguardo politico è importante, i nodi caratteriali vengono dopo".
Quindi, quello che ha detto Letta è banalmente questo: Calenda prende i voti di centrodestra da coloro che si vergonano di votare Berlusconi, Meloni e Salvini, mentre noi, con Mdp Aricolo 1 prendiamo i voti di quelli che credono di votare per la sinistra, che forse dovrebbero includere anche quelli di Fratoianni e Bonelli (lo sapremo nelle prossime ore).
Con questa alleanza (che è più corretto definire accozzaglia) Letta dice di poter vincere. Ammettiamo che ci siano pure degli elettori disposti a dargli fiducia e a dargli i voti sufficienti per governare. Ma una volta al governo, come pensa Letta di far coincidere gli interessi di Calenda con quelli di Fratoianni (ammesso che faccia poi parte della coalizione), visto che sostengono politiche che tra loro sono agli antipodi?
Finora non lo ha spiegato.