"Oggi Napoli si riempirà con i colori del Pride, a distanza esattamente di venticinque anni dal primo Pride nazionale che si svolse in città. Ieri come oggi è necessario intensificare l’azione di contrasto ai pregiudizi sociali e promuovere i diritti civili delle persone LGBTI.Dobbiamo infatti prendere atto che nonostante i passi in avanti compiuti negli ultimi anni persistono nei confronti delle persone LGBTI preconcetti diffusi, discriminazioni e fenomeni di odio intollerabili.I diritti della persona non possono essere oggetto di una contesa tra fazioni contrapposte, in quanto parte integrante, per loro stessa natura, del perimetro fisiologico della democrazia. Negare quei diritti per pregiudizio e intolleranza, o in nome di una diversa visione morale è qualcosa che fa vacillare, sin nelle sue fondamenta, lo Stato di diritto, le sue ragioni di giustizia e di eguaglianza civile; soprattutto umilia e vanifica le lotte civili che sono state faticosamente compiute per riscattare l’individuo da soprusi e discriminazioni di ogni forma e natura.Dobbiamo sentirci tutti parte di una comunità la cui unica vera priorità è quella di convivere in una società realmente inclusiva e coesa, in cui sia garantito a ciascuno il proprio spazio, il diritto di essere sé stesso e di operare le proprie scelte, senza per questo essere additato, deriso o emarginato.Un contributo in questa direzione può essere fornito dalla proposta di legge, già approvata in prima lettura alla Camera e ora all’esame del Senato, per il contrasto dell'omofobia.Un provvedimento che interviene su questioni di grande rilevanza e delicatezza. E intorno al quale c'è un grande dibattito pubblico. L'auspicio è quello di arrivare presto a un risultato condiviso, tutelando chi è vittima di discriminazione.La storia ci insegna quanto l’odio e la paura per il diverso siano sempre alla radice delle peggiori degenerazioni dell’umanità.Di fronte a tutto questo c’è un’unica, irrinunciabile, scelta di campo: contrastare, in ogni circostanza, violenza, intolleranza, negazione dell’altro.È una scelta che non lascia spazio a scorciatoie ed ambiguità, ma che chiama ciascuno di noi a riconoscersi, sempre e soltanto, nelle ragioni della dignità di ogni individuo, qualunque sia il colore della sua pelle, il suo credo religioso, la sua inclinazione politica, la sua identità sessuale".
Così il presidente della Camera, il 5 Stelle Roberto Fico, sabato si è espresso a favore del ddl Zan, nonostante il ruolo di arbitro previsto dall'incarico da lui ricoperto.
Ma ormai, il disegno di legge promosso dal deputato dem, non ha speranza di passare, grazie al gruppo di Italia Viva che al Senato opera esclusivamente per contrastare qualsiasi provvedimento che, al di là del merito, possa mettere in difficoltà 5 Stelle e Partito Democratico.
Pertanto, dimenticandosi di aver già approvato alla Camera quel disegno di legge, oggi i renziani dicono che così com'è non può essere approvato. Il portabandiera scelto per questo compito è, stavolta, Davide Faraone. Il senatore renziano cerca di giustificare in questi termini la posizione del suo gruppo:
"Più che una legge, seppur indispensabile, contro le emarginazioni, va costruita una cultura, un sentimento diffuso di empatia capace di uscire dalla bolla di chi vive nella casualità della vita quella condizione considerata di minoranza... Pensiamo a chi ogni giorno subisce discriminazioni, non a chi deve fare le rivoluzioni muscoli e like.Ho il dubbio che questo concetto non sia condiviso da alcuni promotori, che in buona fede pensano che al testo si debba affidare invece una finalità propagandistica, ciò che normalmente si affida ad un manifesto, non ad un articolato normativo da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica.Questo intento propagandistico oltre che in un testo confuso ed inefficace può sfociare anche in un metodo infantile e regressivo, ma poco fattuale che spinga a trovare molta più soddisfazione nel battersi fino alla morte, anche se poi la legge non passa sotto i colpi dei voti segreti in Senato, che nell'approvare la legge stessa.Magari la legge contro le discriminazioni omotransfobiche sarà un po’ diversa da come era stata pensata inizialmente, ma se sarà efficace, più unitaria nella società e avrà maggiori possibilità di essere approvata, andrà bene lo stesso ed avremo centrato l’obiettivo: tutelare le esistenze spesso difficili di chi vive la diversità sulla propria pelle, ogni giorno. La legge va fatta, è urgente, ma non le va affidata una finalità pedagogica. Proprio perché deve colpire gli abusi, i crimini, le prevaricazioni, deve essere scritta bene e non dare adito ad alcun dubbio interpretativo. Questo il compito che dobbiamo affidare alla legge. Punto".
Il gruppo Pari Opportunità dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, in una nota, commenta così la posizione di Italia Viva:
"Gli emendamenti presentati da Italia Viva al ddl Zan suonano come un tentativo di affossare la legge. Pensare, infatti, di eliminare i termini ‘orientamento sessuale’ e ‘identità di genere’ e tornare alla definizione di omofobia e transfobia rischierebbe di farci compiere un altro passo indietro, come già accaduto in passato.Negli anni scorsi infatti i disegni di legge per il contrasto all’omotransfobia si fermarono proprio perché le espressioni usate per identificare il movente d’odio, quindi omofobia e transfobia, non vennero ritenute abbastanza precise per garantire la determinatezza del precetto penale, come peraltro ha ricordato recentemente anche il professore di Diritto pubblico comparato dell’Università La Sapienza Angelo Schillaci. AAlla luce di questa riflessione, quanto sta facendo Italia Viva appare semplicemente come un bieco tentativo di dare una sponda alla destra e fare in modo che questa legge – fondamentale – non veda proprio la luce. Italia Viva dica se sta con la comunità LGBTI o se la sta usando per tornaconto politico. Perché tutto indica questa seconda ipotesi".
Una supposizione retorica quella del M5S, dato che i renziani come ormai è noto a tutti, in base al dettato di Matteo Renzi intendono la politica solo come strumento di potere e mezzo di affermazione personale, non certo come strumento di servizio ai cittadini che dovrebbero rappresentare.
In questo scenario, va sottolineato come nota di buonumore l'annuncio dell'ultim'ora di Giorgia Meloni che ha dichiarato di voler combattere le discriminazioni partendo dall'annullare ogni forma di accordo commerciale con i Paesi in cui l'omosessualità è reato.
"Porterò questa proposta in Parlamento - ha detto la leader di FdI -vediamo come voteranno i partiti che ci fanno la morale dalla mattina alla sera. Nel governo Draghi c’è una grande contraddizione sui temi della lotta all'omofobia.Presenterò un atto in Parlamento in cui chiederò al governo di fermare ogni forma di accordo commerciale con i Paesi in cui l’omosessualità è un reato come il Qatar, dove ad esempio faremo i Mondiali, o l'Arabia Saudita.Mi sta bene che Draghi abbia firmato dei documenti con altri Stati Europei contro le leggi discriminatorie contro i diritti Lgbt presi in Ungheria, ma lo trovo ipocrita".
La confusa Meloni poverina, forse a causa di un colpo di calore vista la stagione, deve aver perso la memoria e si deve essere dimenticata che l'Ungheria del suo "innamorato" Orban è una nazione che fa parte dell'Unione europea e che come tale si è impegnata, nel governare, a rispettare vincoli che per qualsiasi Stato che si vuol definire democratico non dovrebbero essere messi in discussione.
È la stessa Meloni che si candida a diventare in futuro presidente del Consiglio!