Secondo quanto riporta Repubblica, Nicola Zingaretti si sarebbe visto costretto a creare un team di persone dedicato a smentire le false notizie che lo riguardano e che, non appena eletto segretario del Pd, hanno iniziato ad essere diffuse dai media di "élite" del "calibro" di Imola Oggi, Sputnik News, Primato nazionale... il Giornale.

"Baggianate" che, a loro volta, sono state poi riproposte per essere rilanciate anche da opinionisti della "stazza" di Mario Adinolfi, Alessandro Meluzzi, Francesca Totolo (CasaPound)...

E così, Zingaretti ha dichiarato di volere un nuovo Pd più forte sul web, partendo da una "rivoluzione digitale" pensata per recuperare in quel settore il gap con 5 Stelle e Lega: "Lotteremo per un’informazione corretta e per coinvolgere gli attivisti. Ce lo dicono le primarie: le persone hanno voglia di partecipare e noi costruiremo un partito digitale per rendere più forte la nostra democrazia."

Ma la sua visione per il partito appare anche essere più ampia e legata, fortunatamente, ad altri temi: "Tutto questo odio sta creando lavoro o sviluppo? Non mi pare. Io voglio costruire un’alternativa a questo governo - ha confessato in un'intervista a Famiglia Cristiana - con una missione precisa: migliorare la vita delle persone e affrontare i problemi di oggi con spirito di comunità. Per questo il nuovo Pd mette al primo posto il lavoro, lo sviluppo e la sostenibilità ambientale."

Quindi, nel Pd c'è speranza di rinnovamento?

Non sembra. Se dalle parole si passa ai fatti, ecco che subito la rivoluzione di Zingaretti si scolora fino a cambiare aspetto, tanto da essere più interpretabile come restaurazione.

Infatti, dopo che il ruolo di tesoriere è stato ormai assegnato a Luigi Zanda, per il ruolo di presidente del partito il nome voluto da Zingaretti sarebbe quello di Paolo Gentiloni!

Va bene che Zingaretti non è Renzi, ma credere che con queste scelte gli elettori di sinistra possano pensare che il suo Partito Democratico sia diverso da quello bocciato alle ultime politiche è difficile immaginarlo e, finito l'entusiasmo sulla scia delle primarie, Zingaretti potrebbe ritrovarsi ad affrontare un non improbabile "flop" alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo.