Sembra quasi un tutti contro tutti. Alcuni deputati renziani, 37 per la precisione, hanno presentato una mozione per far sapere a Gentiloni che non erano disposti ad accettare manovre correttive che prevedessero nuove tasse, come l'aumento delle accise su carburante e tabacchi.

Renzi, nonostante stia preparando l'ennesimo colpo di teatro - secondo i soliti bene informati - alla direzione del partito di lunedì prossimo, ha telefonato al ministro dell'Economia Padoan per rassicurarlo sull'appoggio del PD al Governo, ma ha anche ribadito che manovre correttive non servono. Per i 3,4 miliardi chiesti dall'Europa si deve solo tratttare.

Questo è quello che dice Renzi, ma quello che dicono in Europa è tutt'altro. Infatti, in base a quanto riportato dai media, Moscovici e Dombrovskis hanno chiesto all'Italia, prima del 22 febbraio - data di pubblicazione del rapporto sul debito italiano -, di presentare alla Commissione UE un provvedimento che, nell'immediato, dimostri che il nostro paese sia intervenuto concretamente per diminuire il disavanzo di 3,4 miliardi, in attesa del DEF.

Questo sarebbe il compromesso accettabile per i commissari europei per convincere i falchi del nord in merito all'approvazione della legge di bilancio 2017 presentata dal governo Renzi. E per questo, nei giorni scorsi si era parlato di aumento delle accise.

E visto che le accise sono all'ordine del giorno, la CGIA di Mestre ha pensato bene di redarre un report per ricordare al Governo che, almeno per quanto riguarda i carburanti, esse sono già più che presenti e che aggiungerne altre non sembrerebbe logico.

Infatti, in soli cinque mesi - da settembre 2016 a gennaio 2017 - gli italiani hanno versato all'erario ben 1,8 miliardi di euro relativi alle accise sui carburanti introdotte per finanziare la ricostruzione post terremoto nei territori del Belice (1968), del Friuli (1976), dell’Irpinia (1980), dell’Abruzzo (2009) e dell’Emilia Romagna (2012). 

La considerazione della CGIA è molto semplice ed è espressa da quanto dichiarato dal coordinatore dell'Ufficio Studi Paolo Zabeo: «Almeno in linea puramente teorica  possiamo affermare che per i primi interventi  di messa in sicurezza e di avvio dei lavori di ricostruzione nelle aree del centro Italia colpite dal terremoto del 24 agosto scorso e dalle scosse che si sono abbattute successivamente, in soli 5 mesi gli italiani hanno  versato nelle casse dello Stato 1,8 miliardi di euro.

Pertanto, sostenere che non è facile trovare le risorse economiche per affrontare queste emergenze non corrisponde al vero. Pur sapendo che queste entrate provenienti dall’applicazione delle accise non hanno alcun vincolo di spesa e in larga parte finiscono nel capitolo delle uscite pubbliche, resta il fatto che gli italiani continuano a pagare delle imposte che sono state introdotte per fronteggiare gli effetti negativi provocati da calamità naturali che, in massima parte, sono stati risolti. 

Preso atto di ciò, correttezza vorrebbe che queste risorse, che continuiamo a pagare ogni qual volta ci rechiamo ad una stazione di servizio con la nostra auto, fossero utilizzate per fronteggiare le nuove emergenze come quelle che hanno colpito  il centro Italia a partire dal 24 agosto scorso e non voci di spesa che nulla hanno a  che vedere con le finalità per cui sono state introdotte.»

Ogni volta che si recano al distributore, per ogni litro di carburante acquistato gli italiani pagano 12 centesimi di euro che, in capo ad un anno, producono per l'erario un introito pari a circa 4 miliardi di euro.

Questa nota della CGIA è una divagazione dal contenuto dell'articolo? Niente affatto. Infatti la CGIA ha pubblicato questo rapporto per "ribadire la sua contrarietà al possibile aumento delle accise per far fronte alle richieste dell’Ue di correzione del nostro disavanzo per un importo complessivo di 3,4 miliardi di euro."

Un disavanzo, sempre secondo Zabeo, tra l'altro evitabile: «Se oggi Bruxelles ci chiede di rivedere i nostri conti pubblici, ciò è in parte dovuto al fatto che il Parlamento ha approvato una legge di Bilancio per il 2017 molto generosa sul fronte della spesa.

I vari bonus erogati con una certa magnanimità e l’innalzamento della no tax area per i pensionati, ad esempio, ci costeranno poco più di 1,3 miliardi di euro. Quasi lo stesso importo che il governo Gentiloni vuole recuperare con il ritocco all’insù delle accise sui carburanti.»

Ma la CGIA ricorda al Governo anche un altro impegno, non del tutto irrilevante. Infatti, entro la fine del 2017, l'Italia dovrà recuperare 19,5 miliardi di euro, perché "in caso contrario dal 1° gennaio 2018 scatterà la clausola di salvaguardia che provocherà l’innalzamento dell’aliquota ordinaria dell’Iva dal 22 al 25 per cento e quella ridotta dal 10 al 13 per cento. Se non evitati, questi aumenti faranno salire alle stelle - tra l'altro - anche i prezzi dei carburanti."

Quindi, come ci evidenziano questi fatti, il governo Gentiloni è praticamente accerchiato e, qualunque provvedimento prenda, rischierà sicuramente di scontentare qualcuno. Nel caso di un aumento delle accise scontenterebbe i consumatori che, però, hanno anche il diritto di voto, e questo provocherebbe anche lo scontento del Partito Democratico di Renzi che, a breve, vorrebbe andare a votare per le politiche.

Inoltre, nel caso il Governo non invii alla Commissione europea qualcosa di concreto e di immediato in merito al rientro di 3,4 miliardi di euro, l'Italia potrebbe rischiare una procedura d'infrazione che, come ricordato dallo stesso Padoan, avrebbe conseguenze pesanti per il nostro paese.

Insomma, Gentiloni è praticamente alle corde, ed a metterlo in difficoltà, paradossalmente, sono anche coloro che dovrebbero sostenerlo. Come ne uscirà?