Talora abbiamo richiamato, negli articoli, il nostro libro “Il mostro di Firenze –John Doe in Toscana, la storia osservata da un passante (Carmen Gueye- Eidon Edizioni), uscito nel 2019, comprensivo di teorie, studi, testimonianze e sbandamenti al riguardo.
Vogliamo narrarvi le peripezie da affrontare se si entra nel mondo dei cosiddetti “mostrologi”.
Le nostre credenziali erano discrete, pensavamo. Per cominciare apparteniamo alla generazione delle giovani vittime, perlomeno di quelle a partire dal 1974. Ricordiamo quel clima, l’humus culturale e sociale dell’epoca, la bufera mediatica. Certo, ci manca qualcosa: essere, se non fiorentini, perlomeno del contado, o, quantomeno toscani, condizione che invece, per quella popolazione, è fondante per poterne parlare. Ovviamente non è così: il fatto stesso di esserci “stati” - nel nostro caso in una regione confinante coinvolta nell’allarme – conferisce una consapevolezza d’antan che andrebbe, se non altro, messa in conto.
Ovviamente qui si verificano i primi scontri: quasi ogni fiorentino – o dei dintorni - di vent’anni o anche meno, vi dirà che mamma/nonna/zia/ papà una volta, a Fiesole o a Prato, probabilmente si sono imbattuti nel maniaco, mentre erano appartati in auto con il partner, come allora si usava. Passi: le leggende, in questi casi, si autoalimentano.
La saggistica, al riguardo, è enorme, come pure sono fioriti blog che trattano il tema a tempo pieno: alcuni validissimi, onesti, corretti, dai quali abbiamo attinto.
Come si costruisce un trattato simile? Il nostro ha 435 pagine e abbiamo anche dovuto tagliare. Eravamo allenati all’esegesi delle fonti: dopo gli anni giovanili trascorsi a tradurre i frammenti greci, quelli successivi appresso alle norme che cambiavano e dovevamo seguire e interpretare. Ogni volta che si redige un testo, che tratti di diritto, storia, spettacolo o sia la classica narrativa, ciascuna riga va messa sotto lente, e il lavoro di editing non finisce mai. Ogni scrittore sa che, un minuto dopo l’uscita del libro, già lo cambierebbe.
In Italia non c’è alcun rispetto per chi “produce” cultura, di qualunque tipo e non sia una star da passerella televisiva. Al limite, sono venerate le subculture hard: chi si pone con onestà, offre il petto alla fucilazione.
Si aggiunga che sono passati molti anni dall’ultimo duplice omicidio attribuito al misterioso SK (1985) e dai processi Pacciani/ compagni di merende/Calamandrei….e qui c’è il primo intoppo.
Dobbiamo innanzitutto dare per scontato che la gente, mettiamo a partire dalla cinquantina in su, ricordi questo brand di sangue: e, fuori Toscana, non lo è affatto. Una personale statistica ci ha condotto a ottenere, di massima, la risposta: chi, quello che ha ammazzato un sacco di gente tanti anni fa? QUELLO.
I mostrologi si dividono, grosso modo, in tre categorie e un residuo: i fissati totali, perlopiù toschi, come abbiamo accennato, che sbraitano in web ormai da decenni, spesso pronti ad azzannare chiunque non la pensi come loro; quelli che avevano lavorato al caso, e giustamente hanno pensato bene di scriverci su, concedere interviste, partecipare a convegni; e chi, come i sottoscritti, semplicemente si interessa/intende di cronaca e decide di cimentarsi nella specifica vicenda. Il residuo consiste in una fetta di persone pronte a gettarsi su un argomento che “fa sangue” ai lettori, da via Poma a Yara, e cavalca il morboso interesse. Come ognuno potrà constatare, per esempio l’omicidio della giovane Marta Russo, nel 1997, non ha “eccitato” nessuno: un colpo di pistola, una brava ragazza, niente sesso, eppure ci sarebbe molto da dire, ancora, a tal proposito.
(l'avvocato Filastò, in giacca bianca)
La seconda categoria, ovviamente, è la più “giustificata”, dai legali ai criminologi, anche se qualcuno è davvero più star del fatto stesso di cui si è occupato. Nell’affaire di Firenze il podio spetta all’avvocato Nino Filastò, difensore di Mario Vanni, che a quanto pare ha perfino degli stalker.
Infatti la prima categoria, i fissati, che si scatena ogniqualvolta la campanellina - che devono tener collegata con la testiera del letto - li informa che è uscito qualcosa di nuovo sulla loro monomania, non solo molestano i malcapitati autori (come chi scrive), ma talora si lasciano sfuggire qualche bravata: che, se vera, è delirante, se falsa, ovvero vanteria, fa pensare a una grave malattia psichiatrica. Ci capitò di ascoltare qualcuno confessare di aver rintracciato il suddetto legale dopo una strenua operazione di intelligence, per poi presentarsi alla sua porta.
Naturalmente questi soggetti ti scrivono “in privato”, suggerendoti piste e teorie le più scombiccherate ed estreme, ti chiedono pareri, sono disposti perfino a suggerire un ipotetico scoop.
Ci avevano sconsigliato d’ affrontare l’agone gigliato, ma noi ci tuffammo, in un empito di incoscienza senile: e mal ce ne incolse, anche perché lo facemmo da soli, senza appoggi “illustri” che ti promuovono il lavoro ( per nulla?) e poi finisce che sembri il loro segretario. Icché ne voi sapere, bischero.
Se si scende, da forestieri, a Santa Maria Novella, con la pretesa di presentare qualcosa sul “Mostro”, tanto varrebbe dichiararsi colpevole del tumulto de’ Ciompi: loro sanno, tu non sai; vorrebbero estorcerti le fonti, ma non puoi e non vuoi; alcuni affettano gentilezza, che si muta presto in rancorosa violenza verbale se non dici quello che vorrebbero sentirsi dire, ovvero che la soluzione è depositata nei loro cervelli medicei.
Poi, a latere, c’è anche il sedicente writer che pensa di intendersene, ti minaccia o perseguita, e allora devi pure prenderti un avvocato. Alla fine ti chiedi se “Pacciani e compagnia bella”, da qualunque parte del banco la si veda, non fosse una farsa oscena ritagliata all’interno di una tragedia.
(uno studio sul serial killer americano americano Zodiac)
Questa controversa storia insegue coloro che vi si immergono. Rimane in sospeso la figura di Zodiac. Di recente abbiamo ascoltato addirittura una citazione testimoniale del nome di Piero Piccioni (1921/2004), il musicista dei film di Alberto Sordi, coinvolto a suo tempo nel caso Montesi (vedi nostro articolo): il quale avrebbe ogni tanto girellato a San Casciano Val di Pesa, vero epicentro del sisma monster, tra ricconi, teste coronate e “’pori hontadini”.
Gli ultimi indagati, ormai novantenni o giù di lì, il “legionario” Giampiero Vigilanti e il dottor Francesco Caccamo, possono dormire tranquilli: fascicoli archiviati di recente.
Per le feste vi consigliamo caldamente il nostro libro: ritroverete le vostre eterne domande sulla verità, che sta sempre in cielo.