Guardandomi alle spalle, e valutando il mio passato, mi sono reso conto di quanto cammino ho compiuto nella vita accompagnato da animali .

Essi, sono stati non solo amici ma, sostenitori, portatori di confidenze, buoni ascoltatori.

Amo pensare che, in un modo o in un altro, tutti noi appartenenti alla famiglia degli umani, ci siamo rivolti ai nostri cani o, ai nostri gatti, per superare momenti scuri e delicati, perché consci del valore dell’affetto misto a sincera fedeltà, che solo loro, in quel preciso momento, erano in grado di donarci, senza chiedere in cambio nulla.

Il tutto, garantendo quella discrezione che unisce ad un forte richiamo terapeutico una valenza curativa, incredibile per la sua alta percentuale di esiti positivi.

Ginger, Sugar, Lilla, Willy, Ugo, Diablo, Rency, ma, andando indietro nel tempo, Bill, Dik, Lara, Nero e tante … tante presenze che rimangono nel mio cuore, perché hanno vissuto e camminato con me, e idealmente, perché la storia si ripete, con tanti di voi, per brani brevi o, lunghi della nostra storia personale. 

A loro dedico questi pensieri scritti, nel ricordo di un legame imprescindibile perché senza tempo e, senza fine!


Lo “sguardo del cuore” di Lilla

E’ strano, risvegliarsi un mattino e, accorgerti che il tempo ti è sfuggito fra le dita … è passato, … consumato in altro tempo lontano.

Lilla mi guarda!

Provo la tenerezza giusta, quella che, una cagnetta di 18 anni merita, dopo averti accompagnato per una così lunga e, importante, fetta di vita… La Vita!

Avevo solo vent’anni, una famiglia e una bambina da crescere e… sogni… tanti!

Poi, il lavoro i sacrifici, la fatica per raggiungere scopi che, ora giudico poco importanti ma … allora, … allora lo erano!

Un giorno qualsiasi, in un’ora qualsiasi un peso sul cuore, un dolore lancinante e, la vita ricompone le sue ironiche strategie e, pensa per te un futuro da ammalato. 

A quel tempo, risalgono le origini del mio strano modo di affrontare la rabbia, il dolore, la morte scampata per miracolo …

Pensavo di reagire con composta fierezza e, insolito eroismo.

Ho reagito, invece, prendendo a calci il Mondo!

E … ora sono qui. Lilla mi guarda, osserva il mio “composto apparente”, in grado di celare il turbine dei sentimenti raccolti in quel quaderno di ricordi che, pur evitando io ostinatamente, di guardare, illumina le pareti del cielo, appesi alle nuvole, come quadri d’autore per troppo tempo dimenticati.

Quando Lilla divenne parte della nostra famiglia, mia figlia aveva gli anni dei giochi e della scatenata frenesia istintiva che muove gli esseri umani generando emozione.

Lilla e mia figlia, dividevano il letto come due buone sorelle. Raramente litigavano, ambedue bambine, … mai rinunciarono alla loro amicizia da adulte! 

La montagna, le favolose Dolomiti e, quella Valle di Zoldo da cui proveniva mia moglie, erano per tutta la famiglia, terre di “incanti e misteri” ma, in particolare, di racconti fatti da anziani, alcuni dei quali non avevano mai lasciato la Valle, - Nemmeno per un giorno … mai nella vita! Fuori dalla Valle, non c’è nulla che valga la pena …- e, la frase rimaneva sospesa nell’aria, nel dubbio che nulla valesse la pena di essere visto, toccato, comprato o quant’altro.

Trascorrevamo quel tempo d’estate in montagna, a casa della nonna e, per quei trenta giorni era come varcare il muro della fantasia ed entrare in un mondo di favola. 

La visione dalla finestrina di casa del contrafforte inquietante, ma inconfondibile e maestoso del Monte Pelmo e, più in là, da un’altra finestra della camera, le cime del Mezzodì, e il San Sebastiano, lunare e disteso su un immenso guanciale fatto di rocciosa storia alpina.

Lilla e mia figlia, sedevano spesso sulla panca in legno davanti a casa, la stessa da cento anni e, rigorosamente fatta a mano dai bisnonni, sotto all’albero dei “perin”, per guardare le cime e, dialogare fra loro.

Se guardo Lilla, mi rendo conto che con lei hanno parlato in tanti, tutti in famiglia, e che in questi anni, lei abbia ascoltato e aiutato ognuno di noi, nella gioia o nel cupo dolore, così come nella speranza.

Ci siamo confidati a quella strana, discreta, garbata cagnetta, signorile e dolce nei modi come una matura signora, che rispondeva alle domande, semplicemente con “lo sguardo del cuore”. Lo sguardo del cuore, io l’ho provato quando, in un incidente corsi il rischio di perdere mia figlia!

Nei momenti di solitudine, in cui mamma e figlia erano insieme, una a combattere per la vita, l’altra a rinsaldare un legame atavico … il più vero e forte …, quello che è fatto di energia trasmessa da una mano che ne stringe un’altra, in un vincolo osmotico, dove la madre, solo la Madre, può compiere il miracolo di ridare, una seconda volta la vita o, non riuscendovi, morire lei stessa … in quei momenti, mi sedevo in poltrona.

Lilla mi sedeva accanto vicino ai piedi, il muso tirato, gli occhi dolci e malinconici, mantenendo quella discreta e rispettosa distanza (che, tanti animali uomini non sanno nemmeno esista), quel garbo dettato dall’ istinto naturale, lo sguardo avanti, verso il nulla per non imbarazzarmi nel mio pianto disperato. Evitava di farmi sentire a disagio e, uno volta capito che, il fiume aveva liberato i vincoli, e le lacrime sciolto in parte il dolore, iniziava il suo percorso di aiuto, irripetibile e irrinunciabile.

Si alzava e con passo felpato, risaliva in poltrona con un balzo e, mi raggiungeva. Mi osservava, attendendo un segnale che solo lei era in grado di comprendere. Azzardava con una zampa il venirmi in braccio e, se la mia reazione era quella giusta, non invadeva il mio campo ma, poneva il suo sguardo fatto di profondi occhi marroni, sul mio viso, in modo che lo sentissi.

Quando giravo il mio di sguardo, lei era lì, con il suo muso peloso color cognac, e quella espressione che tante volte cerchiamo negli occhi di un amico, quella di chi ti dice – Stai tranquillo! Sono qui e ci sarò sempre … non vi abbandonerò!-

Ecco… ecco lo “sguardo del cuore” di Lilla.