La Conferenza di Madrid del 1991 fu il primo tentativo da parte della comunità internazionale di avviare un processo di pace attraverso negoziati riguardanti da un lato Israele e dall'altro Siria, Libano, Giordania e l'ex Protettorato di Palestina.
Non fu cosa facile, a partire dagli israeliani che non riconoscevano i palestinesi, i quali dovettero partecipare come parte della delegazione giordana.
A loro volta Siria e Libano si rifiutavano di prendere parte a riunioni multilaterali fintanto che non vi fossero stati progressi concreti sul piano bilaterale.
Ad oggi, solo i negoziati tra Israele e la Giordania hanno portato infine a un trattato di pace, firmato nel 1994.
Infatti, gli Accordi di Oslo del 1993 tra Israele e Palestina rimasero disapplicati e con loro rimase sospeso la presenza temporanea di una forza internazionale di pace e il trasferimento di autorità relativo al controllo dei territori, all'educazione e alla cultura, alla salute e all'assistenza sociale, alla tassazione diretta e al turismo.
Questo avvenne perché nel 1995, poco dopo aver siglato Accordo di Oslo 2, il primo ministro israeliano e premio Nobel per la pace Yitzhak Rabin fu assassinato da Yigal Amir, un colono ebreo estremista e sionista di destra - fermamente contrario all'iniziativa di pace e particolarmente alla firma dei trattati siglati dallo stesso Rabin.
A seguire, il nuovo Primo ministro Benjamin Netanyahu bloccò la transizione alla formazione dello Stato palestinese prevista dagli Accordi di Oslo del 1993 e non ratificò l'Accordo ad interim del 1995, il così detto Oslo 2.
Successivamente, l'altro firmatario Accordi di Oslo 1 e 2, il leader della Organizzazione per la Liberazione della Palestina e premio Nobel per la pace Yasser Arafat, nel 1999 rifiutò la proposta di uno Stato palestinese nella Cisgiordania e nella Striscia di Gaza con capitale Gerusalemme est e l'indennizzo per i profughi palestinesi, rivendicando la sovranità palestinese anche sulla Spianata delle moschee, nella Città Vecchia di Gerusalemme.
Infatti, nel 1996 Benjamin Netanyahu e il sindaco di Gerusalemme Ehud Olmert avevano deciso di far passare un tunnel stradale proprio sotto la la Spianata delle moschee di al-Aqsa e della Cupola della Roccia, scatenando tre giorni di rivolte preludio della Intifada di Al-Aqsa avvenuta nel 2000.
Nel 2006, poco dopo il ritorno di Netanyahu ala guida del Likud dopo l'ictus che aveva colpito il suo fondatore Ariel Sharon, riprese la Guerra israelo-libanese con un'operazione militare su vasta scala dell'esercito israeliano per rappresaglia alla cattura di due suoi soldati da parte di militanti libanesi Hezbollah.
Israele, Libano e Siria sono tecnicamente in uno stato di guerra dal 1948.
Benjamin Netanyahu è il leader del partito conservatore Likud dal 1993, divenuto primo ministro per la prima volta con le elezioni del 1996. Da allora non è stato registrato nessun progresso nelle trattative di pace con i palestinesi.
Yasser Arafat - dopo essere sfuggito ad una decina di attentati - morì nel 2004 per morte cerebrale in seguito ad un «innaturale alto livello di polonio radioattivo nelle costole e nel bacino» di Arafat (circa 18 volte superiore al normale) per il quale specialisti dell'università di Losanna nel 2013 confermarono «un 83% di probabilità che sia stato avvelenato».