Un farmaco per curare una malattia o un semplice dolore fisico, pur agendo egregiamente, è sovente anche responsabile di effetti collaterali e reazioni avverse che potrebbero essere evitate se il farmaco potesse agire solo sull'organo nei confronti del quale è richiesta la sua azione.

Per far ciò potrebbe esser sufficiente attivare il farmaco dall'esterno con un fascio di luce diretto nella zona in cui il farmaco debba agire.

Fantascienza? Non sembrerebbe così, come dimostra lo studio portato avanti dal team di ricerca del laboratorio di Neurofarmacologia dell'Irccs Neuromed di Pozzilli (Is).

La "Optical control of pain in vivo with a photoactive mGlu5 receptor negative allosteric modulator", questo il nome della ricerca condotta in collaborazione l'Università autonoma di Barcellona e l'Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale di Montpellier, in base a quanto finora pubblicato, è quello di far sì che il passaggio di un farmaco sia individuato tra un recettore e l'altro a livello del sistema nervoso centrale tramite un rilascio di energia in grado di essere captata dall'esterno da un apposito strumento che, in base all'esigenza medica, verifichi la zona in cui al momento si trova attivando il rilascio della sostanza farmacologica.