"America" di Maurizio Cattelan fu profezia della politica di Donald Trump
Alla fine di gennaio Donald Trump e consorte hanno chiesto in prestito al museo Guggenheim di New York un quadro di Van Gogh per le stanze della Casa Bianca. Il dipinto, che rappresenta un uomo con un cappello nero che cammina lungo un sentiero desolato di Arles, è stato rifiutato da parte della direttrice Nancy Spector: “troppo fragile e di poca affidabilità per gli spostamenti” è la risposta.
In alternativa la Spector propose non un tarocco profetico, bensì l’opera dell’italiano Maurizio Cattelan: un gabinetto tutto d’oro dal design innovativo e perfettamente funzionante nelle sale espositive. Titolo dell'opera: America.
Una risposta chiara, a Donald Trump da parte del mondo dell’arte.
A distanza di mesi dall’ episodio avvenuto fra la Casa Bianca e il Guggenheim, Cattelan è un vero e proprio un veggente nell’individuare le risposte giuste all’immagine che il capo di Stato americano avrebbe dato di sé e della sua politica.
Spesso l'arte lo fa.
Donald Trump si distacca dalle Nazioni Unite
Mentre l’Africa si svuota, il sud del mondo bussa con le sue massicce migrazioni, le economie quasi sempre non permettono le integrazioni e tracollano a causa delle loro fragilità interne, preesistenti ai fenomeni immigratori, l’ indomito Donald Trump volta le spalle ai diritti umanitari cavalcando le ragioni del partito repubblicano statunitense spaccato in due fra una linea moderata ed una dura.
Trump twitta contro la Germania di Angela Merkel e contro tutta l’ Europa, accusandola di un eccesso di “ buonismo” nei confronti dei migranti, mentre oltreoceano spinge proposte di legge per ottenere il finanziamento per la costruzione del muro sulla linea di confine con il Messico.
Non lo ferma Papa Bergoglio ed il suo richiamo ai principi sanciti nel Patto Mondiale per l’immigrazione (Global Compact on Migration), non si arresta ai richiami di Ginevra dell’Alto Commissario ONU Zeid Raad Al Hussein per i diritti umani e del Segretario Antonio Guterras, il quale lo rimprovera aspramente per aver separato oltre 2000 bambini dai loro genitori. Ed averli rinchiusi nell’area di un ex supermercato in Texas. Dentro gabbioni con le reti in alluminio in attesa che i parenti vengano giustiziati. E di alluminio anche le coperte per difendersi dal freddo.
Tutto è così duro, metallico e senza pietà.
Ed ecco Melania Trump dichiararsi al mondo na mamma dal cuore d’oro - salvo le giacche di pessimo gusto con messaggi sublimali - , impietosita da gabbie e bambini temporaneamente orfani, al fianco di un marito americano modello, nient’affatto crudele. Ma la perfect family americana è innanzitutto indipendente.
Così Donald Trump da una parte, pressato dall'ondata di sdegno generale del pianeta, firma a favore del ricongiungimento dei bambini con i genitori, dall'altra esce con un comunicato di scissione dall’ONU dato tramite la portavoce ambasciatrice Nikki Haley.
Azzerando quanto è stato firmato dal predecessore Barack Obama nel 2016 nel Global Compact on Migration, la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, ribadisce la facoltà di decidere come meglio controllare i confini e chi sarà autorizzato ad entrare nel Paese. “L’approccio globale della Dichiarazione di New York non è compatibile con la sovranità americana” conclude la Halley.
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