Vattelappesca! La locuzione, non certo elegante, è però il miglior commento che in questo momento può riassumere quello che sta accadendo al confine tra Libano e Israele.

Secondo lo Stato ebraico, è iniziata l'invasione di terra che vedrebbe impegnate la 98.a divisione paracadutisti (tra i 12.000 e i 14.000 uomini), in precedenza impiegata a Gaza, e la 7.a brigata corazzata, la migliore tra le unità corazzate israeliane. Per fronteggiare questo schieramento, Hezbollah può far affidamento sulla Radwan Force, un'unità composta da combattimenti che operano esclusivamente nel sud del Libano, cercando così di sfruttare ogni vantaggio fornito dalla conoscenza dei luoghi.

In base alle dichiarazioni dell'IDF, lo scopo dell'operazione è quello di eliminare la presenza di Hezbollah dai villaggi sparsi a ridosso del confine nord, con il fiume Litani a fare una sorta di confine geografico su quella che potrebbe essere la cosiddetta zona cuscinetto individuata da Israele.

A parte i bombardamenti sul Libano e su Israele, quest'ultimo preso di mira da nord a sud da droni, razzi e missili (non tutti intercettati) sparati sia da Hezbollah che dagli Houthi, quale sia la reale situazione sul campo al confine tra i due Stati non è possibile saperlo... almeno con sicurezza. Non esistendo una copertura giornalistica diretta, i media riferiscono le dichiarazioni - ovviamente in gran parte propagandistiche - che i due schieramenti in campo decidono di rilasciare.

Così, mentre l'IDF parla di aspri combattimenti, Hezbollah nega che l'esercito israeliano sia entrato in Libano via terra, aggiungendo che nel frattempo sono state prese di mira basi militari e siti di aggregazione nemici.

L'Irna, nella versione farsi del proprio sito web non parla dell'attacco al Libano e ad Hezbollah, dando rilievo alla visita di mercoledì del neo presidente Masoud Mezikian in Qatar. Lo fa invece nelle versioni del sito dedicate all'estero. Difficile poter dire adesso se ciò possa essere o meno indicativo ad un futuro intervento diretto di Teheran.

Nessun intervento invece da parte di Stati Uniti e Europa per impedire a Netanyahu di allargare il conflitto a nord, sapendo anche che, contemporaneamente, l'esecutivo israeliano sta pianificando una guerra anche contro l'Iran, come fanno chiaramente intendere le dichiarazioni del premier di ieri.