"Finalmente sembra che adesso possa riprendere a respirare". A differenza di quanto uno potrebbe credere, questa non è la frase pronunciata dalle persone guarite dalla Covid-19, ma dai cosiddetti dreamers, cioè quegli immigranti che sono entrati illegamente negli Stati Uniti come minori a cui nel 2001 è stata concessa una residenza temporanea condizionale con il diritto allo studio e al lavoro tramite il Development, Relief and Education for Alien Minors Act, noto per l'appunto come DREAM Act, e poi nel 2012 con Deferred Action for Childhood Arrivals program, o DACA.

Il DACA permette adesso a circa 700mila persone di ottenere un permesso biennale, rinnovabile, per continuare a lavorare e studiare negli Stati Uniti, tra l'altro senza prevedere un percorso che porti ad un permesso permanente o alla cittadinanza.

Trump ha cercato di annullare quella legge che, automaticamente, avrebbe reso irregolari centinaia di migliaia di persone. Il motivo? Non è chiaro. 

Ed è appunto per questa incapacità di spiegare per quale ragione volesse abolire la norma che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha bocciato il tentativo di Trump di cancellare la legge licenziata dalsuo predecessore Barack Obama. 

La Corte, infatti, spiegato che il governo non ha fornito un’adeguata giustificazione per mettere fine al programma federale, aggiugendo però che l’amministrazione può ripresentarsi davanti al massimo tribunale federale per offrire una spiegazione più dettagliata a supporto della sua scelta. 

Ma la cosa peggiore per Trump è che a supportare tale decisione si sia schierato anche il giudice John Roberts, conservatore da lui indicato per guidare la Corte Suprema, che ha votato insieme ai quattro giudici liberali, facendo pendere la bilancia a favore del Dream Act, spiegando che il tentativo dell’amministrazione Trump era arbitrario e in violazione della legge federale che governa le procedure amministrative.