Buchi neri, onde gravitazionali e singolarità dello spazio-tempo è il titolo del convegno organizzato presso la Specola Vaticana a Castel Gandolfo, dal 9 al 12 maggio.

A parlare di questi temi, scienziati e cosmologi di fama internazionale - tra cui il premio Nobel della fisica nel 1999 Gerald ’t Hooft, Roger Penrose, i cosmologi George Ellis, Andrei Linde e Joe Silk - chiamati in Italia per celebrare monsignor George Lemaître a cinquant’anni dalla morte e la sua eredità scientifica. Direttore dell’Accademia Pontificia dal 1960 al 1966, Lemaître è uno dei promotori della teoria del Big Bang, che ipotizza che l'universo abbia avuto inizio da una gigantesca esplosione.

I lavori della conferenza hanno luogo presso la Specola Vaticana, voluta da Papa Leone XIII nel 1891 per dimostrare che la Chiesa cattolica non era ostile alla scienza, come invece si voleva far credere richiamando la condanna a Galileo, nonostante il contributo al pensiero scientifico prodotto dalle università cattoliche nel corso dei secoli.

Lemaître fu il primo a spiegare nel 1927 il moto di recessione delle galassie come un effetto dell’espansione dell’universo, e non come un moto peculiare degli oggetti osservati, arrivando ad elaborare quella che all'epoca fu definita come teoria dell' "atomo primordiale" ed oggi è conosciuta come teoria del Big Bang.

Ottenne questo risultato risolvendo le complesse equazioni della teoria della Relatività generale di Einstein, da poco pubblicata, che prevede la possibilità che la geometria stessa della distribuzione delle masse nell’universo si comporti come vera e propria sorgente di energia, capace di curvare la geometria dello spazio-tempo.

Come ricorda il gesuita americano Guy Consolmagno, attuale direttore della Specola Vatricana,  la ricerca di Lemaître dimostra di poter credere in Dio e nella teoria del Big Bang. Lemaitre ha capito che guardando indietro nel tempo, l'universo deveva essere originariamente in uno stato di elevata densità di energia, compresso in un solo punto come un atomo originale da cui tutto è iniziato.

Lemaître amava ricordare alle persone - compreso lo stesso Papa Pio XII - che l'atto creativo di Dio non è qualcosa che è successo 13,8 miliardi di anni fa, ma è qualcosa che accade continuamente.

Credere semplicemente che Dio abbia creato il Big Bang significherebbe credere in un Dio della natura, riducendolo ad una specie di Giove. Ma non è questo il Dio in cui credono i cristiani, che è un Dio soprannaturale responsabile dell'esistenza dell'universo. Alla scienza, invece, il compito di capire come Dio abbia agito.

Ma la produzione scientifica di Lemaître ha lasciato il segno anche in altri ambiti nella moderna ricerca astrofisica, come buchi neri e singolarità dello spazio tempo. Ed è anche per dar seguito all'eredità scientifica di Lemaître, oltre che a celebrarne la figura, che il convegno in corso in questi giorni a Castelgondolfo è stato organizzato.

Così gli scenziati convenuti si interrogheranno su cosa succede se si cade dentro un buco nero, qual è il destino ultimo del cosmo, cosa è successo nei primi istanti del Big-Bang... per stimolare la nascita di nuove idee e direzioni di ricerca nella cosmologia contemporanea e nell’astrofisica moderna, anche dopo la rivelazione delle onde gravitazionali, letteralmente onde di "spaziotempo", che promettono di scrivere un nuovo capitolo nella comprensione che l’uomo ha dell’universo.