Arrivati i numeri definitivi, tre dati delle elezioni politiche spagnole colpiscono:

  1. il crollo sostanzialmente identico che hanno subito la Destra (Vox) e la sinistra (Sumar), ancor peggio per Junts per Catalunya o Euskal Herria Bildu,

  2. l'impressionante avanzata del Centrodestra, con il Partido Popular (PP) che incrementa di oltre 3 milioni di voti i propri consensi, mentre il Partido Socialista (PSOE) cresce leggermente ma a cannibalizzando i suoi alleati.

In particolare, in un contesto così eclatante diventa effimero il dato di Vox che perde oltre 600mila, sapendo che Vox nacque per scissione dai Popolari nel 2013.

Piuttostro, quella che è vistosa è la debacle del Campo Largo spagnolo (PSOE + Sinistre + Autonomie):  mentre i Socialisti capitalizzano 1 milione di voti in più rispetto a novembre 2019, per le sinistre di Sumar il dato è negativo per oltre 100mila voti.

Inoltre,  Junts per Catalunya e Euskal Herria Bildu arrivano a perdere quasi un terzo dei consensi precedenti, se sono oltre 300mila i voti persi complessivamente.

Questi i motivi per una 'grosse koalition' dei moderati che Pedro Sanchez (PSOE) propone al vincitore  Alberto Núñez Feijóo (PP), chiedendo di trovare insieme “la formula della governabilità”.

Vedremo se i Popolari accetteranno la condivisione o punteranno a nuove elezioni per recuperare quella manciata di seggi che servono per governare con Vox, anzichè il PSOE.

Del resto, alle elezioni un conto sono i voti presi, un altro le percentuali relative e un altro ancora i seggi ottenuti.
Semplificando, i voti rappresentano il 'consenso reale', le percentuali riflettono il riverbero 'mediatico-social', infine i seggi sono il 'potere' vero e proprio.

Le elezioni delle Cortes Generales 2023 sono qualcosa su cui  l'Italia politica e soprattutto mediatica ha molto da riflettere.

Siamo in vista delle Europee, con schieramenti ed appartenenze tutte da rivedere.