Alle 23 di domenica, si era recato alle urne solo poco più del 39% degli italiani, una media piuttosto bassa, tenuta su dalla maggiore affluenza registrata nelle regioni dove si vota per il rinnovo dei consigli e del presidente. Probabilmente alle 15 di lunedì, ben che vada, la percentuale totale di votanti non sarà molto al di sopra del 50%.
Nonostante tale numero, tutti i partiti interpreteranno l'esito del voto attribuendolo a "tutti" gli italiani, la cui volontà sarà ridisegnata in funzione delle convenienze dei vari schieramenti.
Gli estremisti di destra, qualunque sia il risultato, parleranno di trionfo inimmaginabile e da stasera inizieranno a chiedere nuove elezioni, oltre all'immancabile richiesta di essere ascoltati dal Quirinale. Nei giorni scorsi l'alleanza dei neofascisti, che nega di essere fascista per poi adottare slogan e programmi fascisti, ha dichiarato che il voto di domenica e lunedì non riguarda la tenuta del governo. In piena coerenza con la loro incoerenza i neofascisti non fascisti, già dalle prossime ore, invocheranno nuove elezioni annunciando manifestazioni apocalittiche e marce sulla capitale. In alternativa, non è escluso il solito Governo di emergenza o unità nazionale o come lo volete chiamare che però non vedrebbe la partecipazione di FdI.
Sul fronte opposto i 5 Stelle, dopo aver registrato l'ennesima debacle nei risultati delle amministrative, parleranno di inimmaginabile trionfo nelle urne per l'approvazione della riforma costituzionale relativa al taglio dei parlamentari. Naturalmente solo se passerà il Sì al referendum confermativo, altrimenti sarebbe il caos, sia nel Governo, sia nel Movimento.
Il Partito Democratico... spera. Annodato nelle sue contraddizioni e dai giochi delle sue correnti, il PD si trova in mezzo al guado nella speranza che non accada il peggio, rappresentato dalla vittoria del No al referendum e dalla sconfitta del suo candidato, Eugenio Giani, alle elezioni regionali in Toscana. Anche nel Pd, nel caso di debacle elettorale, non sono esclusi ribaltoni.
I cosiddetti cespugli, i partiti del 2% e del 3%, non hanno preferenze: sia nella stagnazione che nel caos continueranno a galleggiare, se necessario trovando nuovi slogan e nuove alleanze: Renzi docet.
Adesso non resta che attendere che cosa ci diranno i sondaggisti un secondo dopo le 15 per capire quali saranno, tra quelli sopra ipotizzati, gli scenari che prenderanno corpo.