Matteo Renzi, senatore semplice per eccellenza oltre che a tempo perso, considerando il suo crescente attivismo nel campo immobiliare ed in quello delle pubbliche relazioni con conferenze tenute in tutto il mondo, questo lunedì è tornato a farsi sentire - ma non per comunicare ai suoi sostenitori come avesse trovato in così poco tempo 400mila euro, dato che sul proprio conto corrente a gennaio, come lui aveva fatto sapere, ne aveva poco più di 10mila - per continuare a propagandare la bontà del "suo" Jobs Act.
«Oggi ISTAT dice che la disoccupazione continua a scendere - scrive su Facebook Renzi - ed adesso è ai minimi da 6 anni. E che in quattro anni il Jobs Act ha permesso di recuperare UN milione di posti di lavoro, di cui più della metà a tempo indeterminato.
Sono dati ufficiali, indiscutibili, oggettivi.
E cosa dice il ministro del lavoro italiano, Di Maio? "Stasera smantelliamo il Jobs Act". Fantastico. Stasera smantellano la misura che ha permesso di recuperare un milione di posti di lavoro.
Tutto sommato devo riconoscere che ha una sua coerenza: più smantella il Jobs Act, più avrà occasioni per sperimentare la geniale intuizione del Reddito di Cittadinanza: una Repubblica Democratica fondata sul sussidio.
Già, ma quando arriva il Reddito di Cittadinanza?
Buona giornata, amici.»
Così Renzi ha commentato i dati pubblicati dall'Istat su occupati e disoccupati a maggio 2018. Ovviamente, non essendo stati positivi, Renzi si era dimenticato di commentare lo stesso dato macroeconomico di aprile 2018... ma sono bazzecole.
Renzi, a proposito del dato Istat di maggio, ha visto supportata la propria posizione di renziani doc come il capogruppo al Senato Andrea Marcucci, il senatore Davide Faraone, il deputato Michele Anzaldi... tutti compattamente convinti che la riforma del lavoro votata dal Pd abbia invertito la tendenza sulla disoccupazione.
Una convinzione che fa ritenere ai renziani del Partito Democratico quasi un sacrilegio che nel prossimo CdM, che dovrebbe svolgersi già nella serata di lunedì, si possa approvare il tanto sbandierato "decreto dignità" che dovrebbe, tra l'altro, minare alcune delle misure introdotte con il Jobs Act, anche se non è ben ancora chiaro in che modo e in quali termini.
Quello che però dovrebbe essere ricordato a Renzi ed ai suoi entusiasti guardaspalle è la necessità che terminare la propaganda una volta concluse le elezioni, non è solo un dovere per i partiti al governo, Lega e 5 Stelle, ma anche per quelli all'opposizione, Partito Democratico in testa.
Infatti, se il tanto volitivo Renzi, oltre che ad immobili e conferenze pensasse anche ad analizzare più in dettaglio i dati che lui con tanta leggerezza strombazza ai quattro venti, forse, e sottolineo forse, capirebbe che c'è poco da festeggiare in relazione all'occupazione, a causa della precarietà e della qualità del lavoro offerto, come già abbondantemente spiegato qualche tempo fa in questo articolo, intitolato La ripresa in Italia.
E se quelli sopra riportati sono i contenuti su cui i renziani del Pd vogliono ricostruire il Partito Democratico ed il consenso della sua ex base... allora è evidente, che Lega e 5 Stelle, da soli o in compagnia, potranno governare indisturbati per moltissimi anni.