All’indomani della domenica in albis a conclusione dell’Ottava di Pasqua, una riflessione del vescovo Franco Giulio che mette al centro la famosa opera di Caravaggio “L’incredulità di Tommaso”.

«Il testo – spiega il vescovo – è un genere letterario singolare, che intreccia arte e fede, perché la bellezza è lo splendore del bene e del vero, anzi del santo. La prospettiva si rifà a H.U. von Balthasar: “La bellezza è l’ultima parola che l’intelletto pensante può osare di pronunciare, perché essa non fa altro che incoronare, quale aureola di splendore inafferrabile, il duplice astro del vero e del bene e il loro indissolubile rapporto. Essa è la bellezza disinteressata senza la quale il mondo antico era incapace di intendersi, ma la quale ha preso congedo in punta di piedi dal moderno mondo degli interessi, per abbandonarlo alla sua cupidità e alla sua tristezza” (in Gloria. Una estetica teologica, Jaca Book, Milano 1971 [or. 1961], 10)».

L’intervento fu tenuto a braccio la prima volta a Torino Spiritualità e poi più volte rivisto e rielaborato.


Fonte: diocesinovara.it