"Er  governo c'ha 'n programma ambizzioso e l'ostacoli pe' portallo avanti nun mancheranno però noi nun c'avemo 'a strizza, nun ce manca er fegado, 'a visione e nun ce manca er rispetto pe' li cittadini che c'hanno dato er compido pe' governa' 'sta cazzo de nazione". "Vo'o dico io, vo'o dico me medesema... mannaggia 'a zozza... anvedi che me tocca d'anventamme pe' nun famme sgama'..."

Oggi la sora premiere, sua eccellenza Giorgia Meloni, ha tirato fuori dal cilindro il 75esimo anniversario di Confapi per far sapere, ancora una volta, di essere soddisfatta, anzi, molto soddisfatta di quanto ha fatto finora il suo governo.

"Er governo - ha detto Ggiorgia - vole lavora' acca vendiquatro, sette ggiorni su sette, per rivolta' 'sta nazione perché li cittadini non c'hanno scerto pe' mantene' lo Statusse quo, ma pe' fa' 'e riforme che gnisuno, gni-su-no, c'ha avuto er coraggio de fa'"...

Ma quali sono queste riforme? Boh. Ma forse la sora premiere si è confusa... voleva dire dispetti, carognate, stupidaggini... oppure, nella sua lingua, dispetti, carognate e stupidaggini vengono chiamate riforme. Chissà!?

Ultimamente, poi, il numero delle carognate è aumentato a dismisura, tanto da poter essere etichettate come armi di distrazione di massa, in modo da aprire dibattiti su cui si sprecano fiumi di parole su temi che non sono all'ordine del giorno e su cui non vi era alcun bisogno di discutere e/o legiferare come la maternità surrogata, il cibo sintetico, il reato di tortura...

C'è un filo conduttore in tutto questo? Sì... si chiama Pnrr. 

Lunedì scorso la Commissione Europea e il governo italiano hanno concordato di estendere di un mese il termine per valutare se Roma abbia veramente rispettato tutte le riforme, gli investimenti e gli obiettivi richiesti per approvare la terza tranche di finanziamenti, 19 miliardi di euro, che pertanto rimangono "congelati". 

Questi fondi fanno capo al Piano Nazionale di Ripresa relativi a degli obiettivi a loro volta ripartiti in diverse fasi di avanzamento, ognuna delle quali associata a una tranche di finanziamento. Quando uno Stato ritiene di aver soddisfatto tutti i requisiti per ricevere i fondi una tranche presenta una richiesta, la Commissione la valuta, il Comitato Economico e Finanziario la supervisiona e se tutto va bene, arrivano i soldi.

La Meloni, lo scorso dicembre, ha presentato i compiti a Bruxelles che, una volta esaminati, ha avuto da ridire. 

Com'è nel suo stile, la sora Meloni, ha messo manine e piedini avanti sostenendo che fosse colpa e responsabilità di chi l'aveva preceduta, mentre le istituzioni comunitarie ritengono invece che lei sia stata b troppo precipitosa nel presentare la richiesta.

"Dopo gli incontri del ministro Raffaele Fitto con il commissario europeo per l'Economia, Paolo Gentiloni, e con il gruppo di lavoro del Piano di Ripresa della Commissione UE, si è concordato di estendere la fase di valutazione di un mese per consentire ai servizi della Commissione di completare le attività tecniche di verifica, proseguendo il fruttuoso dibattito che ha già permesso di valutare positivamente la maggior parte degli obiettivi fissati per il 31 dicembre 2022", ha scritto in una nota Palazzo Chigi. "La Commissione ha concordato di estendere questa fase tenendo conto del numero e della complessità dei 55 obiettivi previsti. La Commissione ha inoltre sottolineato il suo apprezzamento per tutte le azioni intraprese dal governo [e come no? ndr], che hanno già permesso di certificare progressi significativi verso il raggiungimento positivo di quasi tutti gli obiettivi fissati alla suddetta data".

Ci sono due tipi di problemi per la sora Giorgia. Da un lato, la difficoltà nel far fronte a più di 200 miliardi di euro entro il 2026, tanto da voler estendere il termine dei finanziamenti almeno fino al 2029, dall'altro l'attuazione delle riforme, con la Commissione Europea che ha bacchettato l'Italia per non aver ancora provveduto ad intervenire sulle concessioni portuali, su quelle balneari, sull'approvazione del Mes... 

Insomma, la "capacissima" sora Meloni è incartata tra le promesse fatte dal suo partito e le promesse e le ripicche dei suoi "alleati" e per evitare che i media e l'opinione pubblica inizino a rendersi conto della situazione, ogni giorno inizia a  sbandierare come problemi inderogabili per il Paese quelle che, tecnicamente, non possono essere definite altrimenti se non delle assurde "puttanate", come il ddl sulla carne sintetica.   

Adesso qualche giornale sta vagamente iniziando ad accorgersi della distrazione di massa architettata dalla sora premiere ed il timore è che, quando tale strategia sarà svelata urbi et orbi, chissà cosa s'inventerà allora la Meloni per evitare di svelare a chi l'ha votata quanto i suoi tanti meriti siano solo aria fritta.