In base ai conti della Cgil, ciò che il Governo aveva offerto sulle pensioni nella legge di bilancio 2018 si riduceva ad un'offerta di 61 milioni di euro in tre anni e ad un esonero nell'innalzamento dell'età che avrebbe riguardato solo il 2% delle uscite. Quanto messo sul piatto è stato giudicato insufficiente.

Per tale motivo, sabato, Governo e sindacati sono tornati al tavolo delle trattative per discutere una muova proposta. Per il Governo, insieme al primo ministro Gentiloni, erano presenti il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, quello del Lavoro Giuliano Poletti e quello della Pubblica amministrazione Marianna Madia.

Questo è quanto il Governo è adesso disposto a concedere sul tema pensioni: estendere anche alle pensioni di anzianità le esenzioni dall'aumento di cinque mesi delle categorie definite gravose, istituire un fondo per i possibili risparmi di spesa in modo da consentire la proroga e la messa a regime dell'Ape sociale.

Come hanno accolto i sindacati la nuova proposta del Governo? Per Anna Maria Furlan, Cisl, la nuova offerta è "da portare a casa". Più titubante è Carmelo Barbagallo della Uil che ha rilevato sì aspetti positivi, ma altri sono però da approfondire, in particolare riguardo ai fondi stanziati e ai provvedimenti relativi a giovani e donne.

Per nulla accomodante, invece, la posizione di Susanna Camusso, Cgil, che ha parlato di "distanze" evidenti: «Troppo ristretta, anche con la proposta fatta oggi, la platea dei beneficiari delle agevolazioni sull’aumento dell’età per la pensione». Inoltre, Camusso esprime anche perplessità in merito alle proposte su giovani e donne, mentre ha giudicato inalterato il numero di coloro che sarebbero esentati dall'innalzamento dei requisiti per la pensione.

Così ha commentato la nuova proposta del Governo il deputato Arturo Scotto, per conto del Movimento Democratico e Progressista: «Da quanto si apprende, le proposte sulle pensioni del Governo non si avvicinano neppure lontanamente alle richieste della CGIL e alle esigenze dei pensionati e dei lavoratori.

Padoan continua a cercare l’alibi delle compatibilità di bilancio e del rigore finanziario per rifiutare qualunque pur ragionevole soluzione, per l’immediato e per il futuro. Eppure in questi anni non ha opposto le stesse scuse per distribuire bonus alle imprese che non hanno sostenuto la crescita e hanno compresso i diritti dei lavoratori.

Il rigore è sempre più la cartina di tornasole di un’ideologia vecchia come il mondo: lo Stato debole con i forti e forte con i deboli. Per questo pensiamo che Susanna Camusso abbia ragione quando dice che non basta e saremo con la Cgil nelle mobilitazioni che metteranno in campo nei prossimi giorni.»