Quim Torra rappresenta una soluzione provvisoria. La sua candidatura a presidente della Generalitat è temporanea, per sbloccare l'impasse istituzionale in Catalogna, in attesa di risolvere la questione giudiziaria che impedisce a Carles Puigdemont di esercitare le proprie prerogative di parlamentare nell'assemblea catalana.
La candidatura di Torra ha la "benedizione" di JxCat e di ERC, i due partiti indipendentisti che hanno ottenuto il maggior numero di seggi alle ultime elezioni. Ma, causa l'assenza forzata di alcuni parlamentari eletti nelle loro fila e costretti all'esilio per evitare l'arresto, i numeri per eleggere Torra dicono che è necessario l'apporto dell'altro partito indipendentista, CUP.
Nella seduta di sabato, Quim Torra, per diventare presidente, aveva bisogno di 68 voti, ma ne ha ottenuti solo 66, perché i quattro parlamentari di CUP si sono astenuti.
Lunedì vi è una nuova votazione. In quella occasione, per essere eletto Torra dovrà ottenere una maggioranza semplice, che potrebbe essere raggiunta se CUP dovesse astenersi nuovamente.
Per decidere che cosa dovranno fare i suoi parlamentari, CUP ha organizzato delle assemblee questa domenica, tenendo presente che se entro il 22 maggio non si dovesse formare un nuovo governo, la Catalogna sarà nuovamente chiamata al voto.
I rappresentanti dell'estrema sinistra catalana si contraddistinguono dagli altri partiti indipendentisti per la loro totale contrapposizione al governo di Madrid. Ai parlamentari del CUP non piace la soluzione provvisoria della candidatura di Torra perché vogliono che fin d'ora sia eletto Puigdemont, come poco hanno apprezzato il suo discorso dove nuova Costituzione, indipendenza e Repubblica sono stati sì rivendicati come temi imprescindibili per il nuovo governo, ma mitigati tramite processi e procedure che non ne garantirebbero l'attuazione a breve.
Per questo, non è ancora chiaro se lunedì la Catalogna potrà avere o meno un nuovo presidente ed un nuovo governo.
Rajoy, a scanso di equivoci, ha definito "conflittuale" il discorso di Torra, minacciando di ricorrere nuovamente alle misure dell'articolo 155 nel caso la Moncloa ritenesse che in Catalogna venissero violate le norme costituzionali della Spagna.
Ma il premier spagnolo guarda a Barcellona con preoccupazione anche per un altro motivo. L'attenzione nazionale sulla crisi catalana ha messo in luce presso l'opinione pubblica spagnola l'agguerrita oppositrice degli indipendentisti, Inés Arrimadas, rappresentante di Ciudadanos, che sarà quasi certamente una dei principali avversari e dei più seri contendenti alla poltrona di primo ministro alle prossime elezioni politiche. Un problema in più per Mariano Rajoy.