Armando De Stefano - Incontri di Augusto De Luca
Ieri, 16 marzo, ci lascia il Maestro Armando De Stefano, classe 1926. Di lui mi rimane un bellissimo ricordo.
Da ragazzino, ogni volta che andavo a trovare mio zio Peppino, restavo incantato dalla bellezza realistica di un grande quadro tondo appeso dietro la scrivania del suo studio. L’opera ritraeva un personaggio dallo sguardo severo, con un mantello rosso scuro e in testa una feluca con una coccarda.
Non sapevo chi fosse l’autore, né cosa rappresentasse, ma la sua bellezza classica, ipnotica, rimandava sicuramente a capolavori antichi di altra epoca. Con il tempo scoprii che era un lavoro sulla Rivoluzione partenopea del 1799 di Armando De Stefano.
Questo straordinario artista napoletano ha realizzato dipinti su grandi temi, dall’Inquisizione a Masaniello. Allievo del grande Emilio Notte, ha insegnato per quarant’anni all’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Artista figurativo, ha creato nel 1947, con altri colleghi il Gruppo Sud, poi ha fatto parte del movimento realista italiano con Guttuso, Zigaina, Vespignani, Francese, Attardi.
Un paio di anni fa, ricordando quella tela che avevo sempre amato, che per me aveva un valore affettivo, decisi di fotografare colui che, a tutti gli effetti, era l’icona vivente della pittura napoletana.
Lo contattai ed andai a casa sua, in un antico palazzo vicino al Museo Archeologico Nazionale. Già dall’ingresso mi accorsi dell’incanto dell’abitazione: i soffitti erano altissimi, le stanze enormi e pieni di arredi e opere preziose. La casa perfetta per un’amante dell’Arte.
De Stefano mi condusse in fondo, nell’ultima camera, che era piena dei suoi capolavori. Erano talmente tanti da ostruire il passaggio.
Per me che dovevo fotografarlo, tutto quel materiale rappresentava uno straordinario set, uno sfondo surreale per il suo ritratto.
Mi guardai intorno, presi il calco in gesso di una testa e lo misi in primo piano, poi feci lo feci accomodare di profilo, utilizzando, come sfondo, uno dei sui splendidi dipinti e scattai.
Tre soggetti si univano e si intrecciavano in un’unica foto, sottolineando ed evidenziando, con grande intensità, i loro contorni ed i loro profili unici.
Augusto De Luca