"Da tutto il mondo tornano a Roma perché l’Italia è per loro un modello, la capitale della qualità nel Pianeta. Portano le loro eccellenze, frutto del loro lavoro. Dalle contadine Ecuadoriane del mercato di donne a 4000 metri di altezza, ai giovani ugandesi. Dalle ragazze di Kiev ai libanesi impegnati a difesa dell’agricoltura, anche dalla guerra. Dai britannici ai marocchini, passando per il Vietnam e la Liberia…Sono tanti e non parlano le stesse lingue, hanno storie e governi differenti, ma lo stesso amore per la terra e il lavoro.Il Mercato è una festa con gente che si incontra, compra, guarda e capisce. Sono le differenze, i sapori, i colori, gli odori che ci arricchiscono. Identità forti che si confrontano e si rispettano, aiutandosi reciprocamente. Un esercito di contadini che si batte senza violenza contro il pensiero unico e la standardizzazione dei cibi. Contro chi vorrebbe trasformare gli essere umani in semplici consumatori a cui non è dato scegliere, ma solo comprare quello che c’è. Un mondo in cui si abbassano i costi di produzione e di distribuzione cancellando le differenze e le filiere ad esse collegate. Un mondo che arricchisce pochi e sacrifica il resto. Un mondo che non vogliamo.Un poeta a cui si danno poche parole, o addirittura una, non riuscirà a creare poesie. Poche note non diventeranno musica che descrive e ed emoziona i sensi. Poche tonalità di colore non ci regaleranno un memorabile dipinto. Allo stesso modo, è così per il cibo. Pochi prodotti identici non daranno un mondo migliore, ma una vita afona e grigia.Per noi il cibo è cultura, ambiente e benessere. Per noi gli agricoltori sono i Custodi del Territorio e vanno difesi anche per questo".
Chi ha avuto il coraggio di scrivere un testo sì tanto abborracciato, fino a tal punto da far intendere che in Ecuador vi sia un mercato a 4.000 metri dove si vendono donne? Chi altri, se non il cognato d'Italia, il ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (e della Coldiretti), Francesco Lollobrigida?
Dopo le dimissioni del responsabile del suo ufficio stampa, un professionista doc con conoscenze strettissime nel mondo fascista e in quello della criminalità, evidentemente il povero Lollobrigida non ha ancora trovato qualcuno che possa ricoprire tale ruolo e allora è costretto a scrivere da solo testi iperbolici per celebrare la supremazia dell'Italia e di Roma... pur non essendo il suo mestiere. E si vede... non solo nella forma, ma anche nei contenuti.
Infatti, come può avere il coraggio di denunciare la "standardizzazione dei cibi" (mettendo da parte il pensiero unico perché sarebbe come sparare sulla croce rossa), uno come Lollobrigida che vive al guinzaglio di Prandini (presidente di Coldiretti), promuovendo gli allevamenti intensivi che sono l'esatto contrario della qualità e della sostenibilità, considerando che il loro mantenimento non solo genera maggiore inquinamento, ma riduce in maniera enorme la quantità di terreno coltivabile che potrebbe essere utilizzato come cibo per gli umani, invece che per produrre foraggio per animali da macellare?