Ormai è ufficiale. I russi, dopo aver perso la battaglia per Kiev, adesso hanno perso anche la battaglia per Kharkiv, la seconda città più grande dell'Ucraina, da cui pensavano di poter condurre, da nord, l'attacco al Donbass. 

Adesso, gli sforzi di sfondare le linee dell'esercito ucraino si stanno concentrando più a sud, negli oblast confinanti, ma senza che gli oltre 100 battaglioni tattici che spingono sul confine est riescano ad avanzare.

Simbolo della resistenza ucraina è l'acciaieria Azovstal, dopo che, secondo il reggimento Azov, le forze russe avrebbero perso a Mariupol circa 6.000 uomini, un generale e oltre 78 carri armati e circa 100 veicoli corazzati.

Per questo, l'evacuazione degli ultimi resistenti di Mariupol è un problema, sia politico che mediatico. Secondo il vice primo ministro ucraino, Iryna Vereshchuk, la Russia si oppone ad un'evacuazione totale dell'acciaieria anche tramite uno scambio di prigionieri, quindi le parti adesso parlano di evacuare 60 persone gravemente ferite e i medici. All'interno, ci sono oltre 1.000 soldati ucraini, centinaia dei quali feriti.

Nell'ultimo bollettino pubblicato dallo Stato maggiore di Kiev, queste sono le perdite russe dal 24 febbraio: 27.200 soldati, 1.218 carri armati, 2.934 veicoli corazzati per il trasporto di personale, 2.059 veicoli e serbatoi di carburante, 551 pezzi di artiglieria, 195 sistemi di lancio multiplo di razzi, 88 sistemi di difesa antiaerea, 163 elicotteri, 200 aerei, 411 UAV e 13 imbarcazioni.

Venerdì, i ministri della Difesa russo Sergey Shoigu e americano Lloyd Austin, si sono sentiti telefonicamente, su iniziativa statunitense, dopo la precedente telefonata del 18 febbraio. Che abbiano discusso di Ucraina è certo, ma i contenuti non sono stati rivelati. Ma passi avanti nella risoluzione della crisi non sembra possano essercene stati, anche perché il cancelliere Scholz, che ieri ha parlato telefonicamente con Putin, ha detto  in un'intervista al media tedesco T-Online che non vi è stato nessun cambiamento nella sua posizione. 

Intanto, dopo l'annuncio della volontà della Finlandia di entrare nella Nato, la Russia ha interrotto oggi la fornitura elettrica che inviava alla nazione. Una mossa prevista le cui conseguenze erano già state messe in conto e anticipate, per cui non creerà alcun disagio.

Al contrario è più preoccupante l'improvvisa decisione dell'India di vietare tutte le esportazioni di grano a causa del timore di rimanerne sprovvista, nonostante le precedenti promesse di aumentarle e contribuire a colmare, almeno in parte, le carenze dovute alla guerra in Ucraina.

India e Ucraina producono circa un terzo del grano che annualmente viene venduto in tutto il mondo.