Sulla base del report pubblicato dalla Fondazione Openpolis possiamo valutare le conseguenze dell'impatto sul nostro Paese delle norme licenziate dal Governo Conte 1 in relazione al fenomeno dell'immigrazione e a quello dell'accoglienza.

Nonostante quanto finora la propaganda sovranista ci aveva voluto far credere, i cosiddetti decreti sicurezza hanno causato da una parte l'aumento "consistente del numero di irregolari", dovuto all'abolizione della protezione umanitaria, che sta diventando una vera e propria emergenza di cui occorrerà farsi carico, dall'altra il taglio dei costi per la gestione dei centri di accoglienza, che a sua volta "crea non poche difficoltà nell'assegnare i nuovi bandi e favorisce il ritorno alla prassi disastrosa della concentrazione dei richiedenti asilo abbandonati nei grandi centri, ora senza più i servizi per l'integrazione nelle comunità locali".

Pertanto, le scelte politiche pretese da Salvini e dlal Lega, con la complice e sprovveduta disattenzione di Di Maio e del suo movimento, "in nome della sicurezza e del taglio agli sprechi", rischiano invece di produrre più emarginazione e più illegalità, più sfruttamento ed esclusione... più insicurezza che sicurezza.

Una situazione che non potrà che accrescere e alimentare la probabilità di future "bombe sociali", principalmente nelle periferie di alcune città.


In che modo la cosiddetta sicurezza pretesa da Salvini ha agito? Sul fronte interno con la stretta al sistema di accoglienza ed integrazione dei migranti, su quello estero, con la presunta politica dei porti chiusi. Il tutto, riassumibile in meno arrivi, meno diritti per chi arriva, più espulsioni e quindi... più sicurezza.

Una politica che ricalca, con ulteriori aggravi, la linea tracciata dal governo Gentiloni a dall'allora ministro dell'Interno Minniti, con il suo accordo con il governo libico di Tripoli.

Ciò che Minniti prima e Salvini dopo hanno ottenuto è stato un calo degli arrivi in Italia, che però ha avuto come conseguenza quello di peggiorare ulteriormente le condizioni dei migranti trattenuti nei centri di detenzione in Libia, dove adesso è pure in corso una guerra civile. Secondo le stime ufficiali dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni sarebbero almeno 600mila i migranti e i rifugiati in Libia, esposti a violazione dei diritti umani e abusi.

"Migranti e rifugiati subiscono orrori inimmaginabili durante il loro transito e soggiorno in Libia. Dal momento in cui entrano nel suolo libico, sono soggetti a uccisioni illegali, torture e altri maltrattamenti, detenzione arbitraria e privazione illegale di libertà, stupro e altre forme di violenza sessuale e di genere, schiavitù e lavoro forzato, estorsione e sfruttamento sia da parte dello Stato che di altri soggetti".


Dopo questo promemoria, non resta che valutare le conseguenze delle promesse della politica del cambiamento di cui Salvini e Di Maio, nel 2018, parlavano in questi termini: "La questione migratoria attuale risulta insostenibile per l'Italia, visti i costi da sopportare e il business connesso alimentato da fondi pubblici nazionali spesso gestiti con poca trasparenza e permeabili alle infiltrazioni della criminalità organizzata".

Sulla base di tali principi è stato poi licenziato il decreto sicurezza, a cui si è affiancato il cosiddetto decreto sicurezza bis. Ecco che cosa hanno prodotto... in realtà.


Nonostante la diminuzione degli sbarchi, "l'andamento delle domande esaminate relative alla richiesta di asilo resta pressoché costante, anche nel 2018, a causa del carico accumulato negli anni precedenti. Tuttavia le richieste pendenti si sono dimezzate nel corso dell'ultimo anno (passate da 134.475 nel giugno 2018 a 63.380 nel giugno 2019). Se gli arrivi resteranno relativamente stabili, c'è dunque da attendersi che il problema delle domande pendenti andrà risolvendosi nel corso 2020.

Quindi la scelta di abolire la protezione umanitaria (con il decreto sicurezza) interviene proprio nella fase in cui gli sbarchi sono al minimo dal 2010. Una misura per contrastare un'emergenza che non c'è e che va ad esasperare l'emergenza reale. Quella degli irregolari, che lo stesso sistema contribuisce a creare".

L'abolizione della protezione umanitaria, fa sì che "nel 2019 il totale dei dinieghi (di asilo) si avvicinerà alla cifra di 80mila persone che rischieranno di essere estromesse dal sistema e destinate, in gran parte, ad aggiungersi alla popolazione degli irregolari. Questa dal 2013 è in costante crescita, a causa principalmente della sostanziale chiusura dei canali legali di ingresso per motivi lavorativi".

In questo scenario, il numero degli irregolari si stima che possa arrivare a raggiungere i circa 680mila entro il 2019 e superare i 750mila a gennaio del 2021.


E sempre in base al decreto sicurezza, "coloro ai quali è stata respinta in via definitiva la domanda di protezione internazionale dovrebbero essere mandati nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) per essere poi forzatamente riportati nel paese d'origine.

Ma la capienza dei Cpr, ad oggi, è di 1.085 posti - per non parlare delle condizioni di trattenimento, spesso segnate da una completa sospensione dei diritti - e la media dei rimpatri annuali non supera le 5.600 unità, in leggera diminuzione nel 2019.

Pertanto, di questo passo, anche nell'ipotesi impossibile di 0 arrivi nei prossimi decenni, occorrerà oltre un secolo e oltre 3,5 miliardi di euro (5.800 euro a rimpatrio) per rimpatriare tutti i non aventi diritto presenti in Italia".


Grazie a Salvini, adesso i Centri di accoglienza straordinaria (Cas), che avrebbero dovuto essere la risposta straordinaria e temporanea all'emergenza degli sbarchi, adesso sono diventati la soluzione definitiva, mentre gli Sprar, che rappresentavano il modello virtuoso basato sui centri di piccole dimensioni gestiti dai comuni e che ha dimostrato di sapere produrre l'inclusione sociale e lavorativa degli stranieri, vengono lentamente e progressivamente aboliti. "La proporzione è arrivata ad essere meno del 20% degli Sprar contro oltre l'80% dei Cas".

"E nei Cas, gestiti dalle prefetture che fanno capo al Ministero dell'Interno, si sono concentrate, com'è noto, la gran parte delle criticità legate alla poca trasparenza, agli scarsi controlli, ai contratti di milioni da euro affidati senza gara e spesso prorogati. In questo contesto è nato e si è espanso in tutte le regioni d'Italia il mercato sull'accoglienza. Il ricorso all'accoglienza straordinaria ha favorito la nascita di un terreno fertile per profitti talvolta illeciti.

È stato così che un comparto generalmente sano, costituito dai soggetti del terzo settore che gestiscono i centri offrendo servizi di qualità, è stato infiltrato da albergatori, titolari di servizi di pulizie, imprenditori vari e finte onlus, che si sono improvvisati operatori dell'accoglienza".

Invece di ridimensionare i Cas e potenziare gli Sprar, la nuova normativa voluta dal 1° governo Conte è andata nella direzione esattamente contraria.


Dal punto di vista economico, il decreto sicurezza ha risotto anche il finanziamento pro capite per l'accoglienza. Per capire i costi, Openpolis ha chiesto al ministero dell'Interno l'accesso ai dati per verificarne effettivamente l'impatto, ma il ministero lo ha negato "con la motivazione che i dati sarebbero incompleti e che quelli disponibili sono contenuti nella relazione al Parlamento del ministro dell'Interno".

Comunque, "per il 2019 si prevede una riduzione di spesa di circa 150 milioni di euro rispetto al 2018. Dovuta principalmente al calo dei costi previsti per la gestione dei Cas e dei centri di prima accoglienza (-125milioni circa)".


Qual è la morale? "Che l'integrazione non è più, neanche formalmente, un obiettivo generale del sistema di accoglienza ma diventa un privilegio per pochi, i soli rifugiati e titolari di forme residuali di protezione.

Per la grande massa dei richiedenti asilo, invece, è stato tracciato un percorso di esclusione. Che si articola attraverso una prima tappa nei nuovi Cas, dove i migranti attendono senza poter fare nulla l'esito della domanda di asilo che - con il contributo della cancellazione della protezione umanitaria - sarà negativo nell'80% dei casi. La tappa finale, per la grande maggioranza di loro, sarà la caduta nell'irregolarità.

L'esito annunciato del decreto sicurezza è dunque quello di un'esplosione dell'emergenza degli irregolari per la quale non esiste una politica pubblica, eccetto la finzione dei rimpatri. Di conseguenza si dovrà registrare una probabile crescita dei fenomeni di disagio sociale, di sfruttamento da parte del lavoro nero, di illegalità e di criminalità. Fenomeni che costituiscono le precondizioni per un aumento della devianza, del conflitto sociale e del razzismo.

Coerentemente con questo approccio, i risparmi previsti - tutti da confermare - concepiscono i servizi di integrazione per i richiedenti asilo come uno spreco da ridurre. Tuttavia sarebbe sufficiente consultare gli studi nazionali e internazionali in materia, per capire come la spesa destinata a finanziare l'inclusione e l'autosufficienza degli stranieri sia da considerare, al contrario, un investimento per un paese come l'Italia che si spopola e nel quale interi settori dell'economia da tempo vanno avanti grazie al lavoro degli immigrati. Un investimento nello sviluppo di competenze umane e professionali degli operatori sociali che lavorano a contatto con gli stranieri. Un fattore di sviluppo locale e per il ripopolamento dei paesi delle aree interne.

D'altro canto non si calcolano i costi conseguenti ai supposti risparmi. Costi collegati ai mancati introiti fiscali relativi ai tanti lavoratori che potrebbero essere regolari, alla disoccupazione nel settore dell'accoglienza e i costi amministrativi e di sicurezza sociale, di cui le amministrazioni locali dovranno farsi carico per affrontare le conseguenze della mancata integrazione".


Matteo Salvini, responsabile del fallimento dell'assurdo decreto sicurezza, si è scomodato a commentare tali dati? Assolutamente no, continuando a promuovere la sua immagine con un'insensata propaganda tra zucche, principesse, mani giunte, preghiere, rosari, abbuffate e selfie, incitando all'odio tra la soddisfatta beatitudine di italiani inconsapevoli, guidati come bestiame da un esiguo numero di bot.