Questi gli ultimi eventi, a fine mattina del 19 ottobre, del conflitto tra Gaza e Israele. Dopo von der Leyen, Scholz e Biden, quest'oggi è stata la volta del premier britannico Rishi Sunak a recarsi in Israele per ribadire alle autorità di quel Paese che anche il regno Unito sta dalla parte dello Stato ebraico, condannando gli attacchi di Hamas del 7 ottobre come un "atto di terrorismo indicibile e orribile".
Nessuna solidarietà, invece, è stata espressa nei confronti dei palestinesi di Gaza che rimangono sotto assedio (delle forniture transfrontaliere di acqua, elettricità e carburante - forse - dovrebbe essere consentito il passaggio dal valico di Rafah solo a partire da venerdì), mentre continua il feroce bombardamento israeliano su "tutta" la Striscia.
Live now: Statement with Prime Minister @netanyahu following our meeting today ⬇️https://t.co/5WFoRVNR0n
— Rishi Sunak (@RishiSunak) October 19, 2023
Ieri sera, le forze di occupazione israeliane hanno bombardato una casa nella città di Jabalia, a nord-est della Striscia di Gaza, provocando la morte di 27 persone. Altri bombardamenti che hanno causato vittime e feriti si sono registrati anche a ovest di Gaza City. Sono stati invece 5 i morti e 45 i feriti in un bombardamento non distante dalla scuola Ahmed Abdel Aziz a Khan Yunis, "nel sud" della Striscia. La scuola ospita sfollati provenienti dalle aree intorno a Khan Yunis e dal nord, compresa Gaza City.
Tra le vittime degli ultimi attacchi di ieri anche Jamila Al-Shanti, 68 anni, membro dell'Ufficio politico di Hamas, prima e finora unica donna a ricoprire la carica di membro dell'ufficio politico di Hamas. Al-Shanti era la vedova di Abdel Aziz Rantisi, uno dei fondatori del movimento Hamas, ucciso in un attentato da Israele nel 2004.
Assassinato oggi anche il Maggiore Generale Jihad Abd Muheisen, comandante delle Forze di Sicurezza Nazionale di Gaza, insieme ad alcuni membri della sua famiglia in seguito al bombardamento di una abitazione nel quartiere di Sheikh Radwan.
E mentre prosegue il genocidio [*] a Gaza, le forze di occupazione israeliane, continuano le operazioni di rastrellamento (oltre alle uccisioni) anche in Cisgiordania dove sono stati arrestati oltre 800 palestinesi.
I dati più aggiornati indicano che il numero delle vittime nella Striscia di Gaza è di 3.785 morti e più di 13.000 feriti. In Cisagiordania, il numero dei palestinesi uccisi dal 7 ottobre è di 69 e più di 1.300 quelli feriti.
Ovviamente, dopo il bombardamento dell'ospedale cristiano di Gaza, è esplosa la rabbia nel mondo arabo e domani, in Egitto, si terrà una manifestazione di protesta, "chiesta" dallo stesso presidente al Sisi che non ha intenzione di far diventare il suo Paese un altro campo profughi di rifugiati palestinesi, come Libano e Giordania.
In questa guerra, dove ogni giorno che passa appare sempre più probabile che l'attacco di Hamas sia stato "consentito" per poi poter avere la scusa da parte di Israele per poter acquisire anche la Striscia di Gaza spingendo in Egitto i palestinesi che vi abitano, i Paesi occidentali hanno deciso di prendere le parti di Israele, come se nella guerra in Ucraina appoggiassero la Russia... e vengono a parlare di democrazia e diritti umani!
Quanto fatto da Hamas è da condannare, ovviamente, ma quanto fatto da Hamas è ciò che da anni Israele sta facendo nei territori occupati: Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme est... ma nessuno sembra volersene accorgere. Idem in relazione alle persone rapite da Hamas. Le forze di occupazione israeliane da anni prelevano senza motivo i palestinesi e li tengono in prigione per mesi, se non per anni, con accuse le più assurde. Ma di tutto questo la propaganda occidentale non si accorge e non si è mai accorta, come non si è accorta dell'apartheid israeliano.
Se l'occidente voleva evitare questo conflitto e i morti precedenti, avrebbe dovuto applicare sanzioni a Israele già da anni... ma non lo fa perché agli Stati Uniti conviene che Israele continui a praticare l'apartheid, con la conseguente destabilizzazione nel mondo arabo e degli arabi in occidente.
E non bisogna essere analisti per capire quella che è l'evidenza dei fatti che, invece, la propaganda occidentale cerca disperatamente di oscurare, supportata dai media che neppure nascondono di essere di parte, come ad esempio la Rai, che adesso è diventata Radio Televisione Israeliana.
Ma l'aspetto più grottesco della situazione è che la Russia di Putin sta sfruttando il conflitto in atto per rifarsi un immagine e guadagnare consensi nel mondo arabo. È di oggi la notizia che "Putin" (come sottolineato dalla propaganda di Mosca) ha inviato all'aeroporto di Arish, a poche decine di chilometri dal valico di Rafah, un aereo cargo con tonnellate di aiuti umanitari per la Striscia di Gaza.
A questo fa da contraltare il fatto che dopo che anche Macron e Meloni (quelli che ancora mancano all'appello) si saranno recati in Israele a portare il loro incondizionato appoggio al genocidio di Netanyahu, quest'ultimo completerà il massacro in atto con rastrellamenti e esecuzioni di massa, percorrendo la Striscia di Gaza palmo a palmo, da nord a sud. I leader occidentali sono pertanto complici e responsabili dei crimini messi in atto da Netanyahu e da Israele.
Intanto, un deputato libanese, Simon Abi Ramia, ha rivelato che la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna ha portato un messaggio di avvertimento al Libano dichiarando che "Israele non avrà pietà del Libano se aprirà un fronte sul confine meridionale".
[*] genocìdio: voce coniata in forma ingl. (genocide) dal giurista polacco R. Lemkin nel 1944 e pubblicamente usata nel processo di Norimberga (1946). Grave crimine, di cui possono rendersi colpevoli singoli individui oppure organismi statali, consistente nella metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui, la dissociazione e dispersione dei gruppi familiari, l’imposizione della sterilizzazione e della prevenzione delle nascite, lo scardinamento di tutte le istituzioni sociali, politiche, religiose, culturali, la distruzione di monumenti storici e di documenti d’archivio, ecc.