Come anticipato da molti, questo venerdì sono arrivate le dimissioni di Theresa May dall'incarico di primo ministro del Governo britannico. Succeduta a David Cameron, che ha lasciato la politica a causa della Brexit, anche la May dopo 3 anni segue lo stesso destino di chi l'ha preceduta.

In un commosso annuncio davanti al 10 di Downing Street, Ia May ha detto detto di aver fatto del suo meglio per onorare il risultato del referendum sull'Ue del 2016, aggiungendo il proprio rammarico per non esser riuscita a mettere in atto la Brexit.


"Presto lascerò l'incarico che è stato per me un onore ricoprire come secondo primo ministro donna, ma che certamente non sarà l'ultimo" ha dichiarato la premier uscente, che si è detta "enormemente grata per aver avuto l'opportunità di servire il paese che amo".

Theresa May ha detto anche che continuerà a mantenere l'incarico di primo ministro in attesa che il partito dei Conservatori nomini il successore, cosa che avverrà a partire dal prossimo 7 giugno. Pertanto, sarà lei che farà gli onori di casa a Trump che arriverà in Inghilterra nei primi giorni di giugno.

Dopo la dichiarazione in cui ha annunciato le sue dimissioni, sono arrivate anche le dichiarazioni di elogio da parte dei parlamentari del suo stesso partito, compresa quella di Andrea Leadsom, le cui recenti dimissioni dall'incarico di Leader della Camera dei Comuni erano state interpretate da molti come il segnale che il Governo May era arrivato alla conclusione della sua esperienza. In sostanza, a Theresa May, dopo che si è dimessa, è stato concesso l'onore delle armi.

 


Elogi per la sua determinazione e il suo senso del dovere da parte di quanti hanno contribuito al fallimento della sua esperienza di governo,  dovuto proprio alla tenace opposizione di una parte consistente dei parlamentari conservatori che non sono stati convinti  dai tentativi della May di rendere i contenuti della Brexit il più possibile condivisibili a tutte le forze politiche.

Un'impresa titanica e forse impossibile da realizzare anche per chi la sostituirà. Ed è proprio questo il nodo: il suo successore, in un Parlamento diviso, sarà in grado di riuscire dove la May ha fallito oppure si arrenderà all'evidenza dell'impossibilità del compito, percorrendo altre strade, sicuramente più "radicali", come un'uscita senza alcun accordo oppure un nuovo referendum, magari anche con nuove elezioni politiche?


La Brexit finora si è dimostrata una killer implacabile, riuscendo ad eliminare dalla scena politica gli ultime due premier britannici nell'arco di soli tre anni. Qualcuno forse potrebbe anche iniziare a chiedersi se non finirà pure per eliminare completamente, considerato quanto già accaduto finora, anche la stabilità politica del Paese.