Ieri in Commissione ambiente a Bruxelles si teneva l'importante votazione sul nature restoration law, ovvero la legge per il ripristino della natura e degli habitat. Una proposta che se approvata metterebbe a dura prova settori già duramente colpiti dalla crisi, come per esempio quello della pesca o ampi settori dell'agricoltura. Insomma un principio in teoria giusta, che è quello di salvaguardare la natura, ma declinato dalla eurofolia green di verdi e socialisti, in maniera che abbia effetto di spazzare via interi settori economici europei. La dimostrazione che questa legge possa nuocere moltissimi, come già nel caso per esempio del nutriscore, a piccoli produttori locali, per andare invece a tutto a vantaggio delle grandi multinazionali del settore, è nella lettera scritta da Nestlè, Unilever e ed Ikea, qualche settimana fa, che chiedeva appunto "l'urgente adozione di una legge sul ripristino della natura che sia ambiziosa e vincolante".  Il fatto che entro il 2030 la legge pretenderebbe che il 20% delle terre e dei mari siano messe a "riposo" chiaramente comporta un danno economico per piccoli produttori ed imprese locali, mentre non inficia minimamente l'attività di colossi internazionali come Nestle ed Unilever.

Ma al di là dei contenuti del singolo provvedimento, quello che pare importante da sottolineare, sta nella compattezza nel voto di ieri in commissione ambiente del parlamento europeo tra le forze di centrodestra. Il pareggio nella votazione 44 a 44 è stato raggiunto, infatti, grazie proprio al voto congiunto di da Popolari, Ecr e Renew, che ha permesso di bloccare approvazione della legge e riportare tutto alla discussione in plenaria il prossimo 12 luglio. Grande soddisfazione per questo risultato ha espresso Nicola Procaccini, copresidente del gruppo Ecr e responsabile ambiente e da sempre assai critico su questa proposta, che tiene in scarsissimo conto gli interessi di imprese agricole, della pesca e silvicoltori " E' stata fermata una vera follia- ha detto il rappresentante del partito della meloni a Bruxelles- dietro a queste leggi c'è una logica folle per cui l'uomo deve fare un passo indietro rispetto alla natura, secondo la visione che una foresta o un bosco sopravvivono meglio se l'uomo si ritira dalla sua manutenzione. In realtà, se non si mantengono i boschi, vanno a fuoco e muore il sottobosco. Addirittura nel testo si propone di abolire le recinzioni private dei terreni con una visione contro la proprietà privata".  

Insomma da settimane si sta assistendo su temi caldi, come appunto quello dell'ambiente, ma anche su quello di energia e migranti, ad un deciso riavvicinamento delle posizioni di popolari ed Ecr (con qualche incursione anche di Renew) che fanno presagire che le possibilità di un accordo per le prossime elezioni europee siano effettivamente sempre più concrete. 

Ora la battaglia si sposterà nella plenaria del 12 luglio a Strasburgo, ma le possibilità che il provvedimento possa passare sembra essere assai ridotte. Envi, ovvero la commissione competente sul dossier, porterà a Strasburgo una proposta di risoluzione per respingere la proposta della Commissione Ue, e sarà l’intero emiciclo a pronunciarsi con la possibilità di emendare il testo. A prescindere dall’esito del voto, infatti, la battaglia finale sulla posizione del Parlamento si giocherà in sessione plenaria, dove tutti gli eurodeputati dovranno prendere posizione. La sessione di voto era iniziata lo scorso 15 giugno, quando gli eurodeputati della commissione Envi hanno bocciato una mozione sostenuta dal Partito popolare europeo (PPE) per rigettare il provvedimento. La bocciatura della mozione di rigetto è il motivo per cui il provvedimento passerà comunque al voto della plenaria, se fosse passata l’iter legislativo si sarebbe concluso lì. 

Certo è che al di là di come la si possa pensare, quello che appare certo è che, come già nel caso dei motori termici, anche in questo caso, le politiche green rischiano di compromettere interi settori produttivi europei, senza che si riesca a raggiungere l'obiettivo per cui sono concepite che è quello della sostenibilità ambientale. Anzi se possibile si rischia di andare esattamente nella direzione opposta, dal momento che queste decisioni andrebbero ad agevolare soprattutto chi, come Usa, per quanto riguarda le produzioni agricole e Cina, per quanto attiene invece ai motori elettrici,  sono i due principali inquinatori del mondo, e che ad approvare direttive green cosi stringenti ed assai antieconomiche, come quelle europee, non ci pensano nemmeno lontanamente.