Sul tema legato al licenziamento per giusta causa sono molti i quesiti che i lavoratori tendono a porsi. In questo articolo cercheremo di dare una visione panoramica su questo fenomeno con alcuni esempi concreti che dimostrano quando effettivamente il licenziamento può rientrare tra quelli aventi giusta causa. Inoltre, vedremo quali sono i diritti dei lavoratori nel caso in cui si prospetti un evento simile.

Il licenziamento per giusta causa corrisponde ad un atto da parte del datore di lavoro che comporta il licenziamento di un lavoratore con effetto immediato e senza preavviso. Questo può derivare da un comportamento gravemente lesivo degli interessi aziendali da parte del dipendente.

In ogni caso, prima di procedere effettivamente con il licenziamento immediato, l'azienda dovrebbe verificare se sussistono delle basi fondate con cui rivalersi sul dipendente oppure decidere di procedere in altro modo (come un richiamo o una sospensione).

Diventa opportuno sottolineare che il licenziamento per giusta causa differisce rispetto al licenziamento per causa oggettiva. Quest'ultimo, infatti, riguarda quelle cause che comportano una riduzione improvvisa dell'organico aziendale (come una forte riduzione del fatturato), mentre la giusta causa coincide esclusivamente con una grave violazione degli obblighi contrattuali da parte del lavoratore.

Ovviamente, nonostante possano esserci state le opportune verifiche da parte dell'azienda, il licenziamento potrebbe anche rientrare tra quelli illegittimi. In questo caso, il lavoratore ha tutto il diritto di impugnare il licenziamento rivolgendosi ad un avvocato del lavoro, in modo da contestarlo ed eventualmente richiedere (oltre al reintrego in azienda) anche il risarcimento danni.